Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei.

PRIMA LETTURA: 2Re 5,1-15a

C’erano molti lebbrosi in Israele; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro (Cf. Lc 4,27).

SALMO: (Sal 41; 42)

L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.

«In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret]: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costrita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino».

Lc 4, 24-30

Oggi, nel Vangelo, Gesù ci dice «nessun profeta è bene accetto nella sua patria» (Lc 4,24). Gesù, utilizzando questo proverbio, viene presentato come un profeta.

“Profeta” è chi parla per conto di un altro, chi porta il messaggio di un altro. Tra gli Ebrei, i profeti erano uomini mandati da Dio per annunciare, sia con le parole che con i segni, la presenza di Dio, l’arrivo del Messia, il messaggio di salvezza di pace e speranza.

Gesù è il profeta per eccellenza, il Salvatore atteso. In Lui tutte le profezie hanno complimento. Ma, come è accaduto nei giorni di Elia ed Eliseo, Gesù non è “ben accolto” in mezzo al suo popolo, perché son questi colui che pieni di rabbia «lo cacciarono fuori della città» (Lc 4,29).

La Chiesa è universale, non può essere limitata da vincoli di sangue o di etnia. Il Vangelo è per tutte le genti, e per questo la Chiesa è stata da sempre missionaria seguendo il comando di Gesù: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28, 19–20).

Illusorio sarebbe credere di essere parte del popolo eletto solo per il fatto di essere nati nel cuore della cristianità. La nostra società sta abbandonando il Vangelo e la fede in Cristo Gesù, abbracciando il materialismo e la ricerca del mero soddisfacimento dei propri desideri e istinti, cercando la salvezza al di fuori di Cristo, voltando le spalle alla tradizione per abbracciare nuovi stili di vita che umiliano e sfigurano l’uomo. Non abbiamo alcuna “rendita di posizione” che possa metterci al riparo dal giudizio divino se non convertiamo il nostro cuore e non torniamo a fare la volontà di Dio abbandonando ogni traccia di presunzione e di superbia che invece fu propria del popolo di Israele ai tempi della vita terrena di nostro Signore.

Se non convertiamo il nostro cuore, se non abbandoniamo le nostre false credenze, le nostre illusorie certezze, se non siamo disponibili a rinunciare alle nostre comodità, al nostro benessere, la verità di Cristo risulterà intollerabile alle nostre orecchie e ci ritroveremo, anche noi, a spingere nostro Signore “fin sul ciglio del monte per gettarlo giù”.