Chi insegnerà e osserverà i precetti, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
PRIMA LETTURA: Dt 4,1.5-9
Osserverete le leggi e le metterete in pratica.
SALMO: (SAL 147)
Celebra il Signore, Gerusalemme.
«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto
ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano
passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino
della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli
altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi
invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei
cieli».”
Mt 5,17-19
Oggi, ascoltiamo dal Signore: «Non crediate che io
sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; ma a dare pieno compimento» (Mt
5,17). Nel Vangelo di oggi, Gesù insegna che l’Antico Testamento forma
parte della Rivelazione divina: Dio inizialmente si diede a conoscere agli
uomini per mezzo dei profeti. Il popolo eletto si riuniva ogni sabato nella
Sinagoga per ascoltare la Parola di Dio. Così come ogni bravo israelita
conosceva le Scritture e le metteva in pratica; anche ai cristiani conviene la
meditazione frequente –giornaliera, se fosse possibile- delle Scritture.
I primi discepoli agli occhi degli Ebrei, apparivano evidentemente e frequentemente
infedeli alla tradizione, ma l’accusa scaturiva da una loro colpevole
incomprensione della novità di Cristo.
Egli ha promulgato un comandamento nuovo, ha dettato e testimoniato l’amore fino al sacrificio della vita, ha stabilito una nuova e definitiva alleanza con il suo popolo, ha detto a tutti che per essere discepoli non basta dare un’ideale adesione alla sua dottrina, ma occorre metterla in pratica, anche quando ciò comporta l’interiore rinnegamento di sé.
In questo si realizza il compimento della legge, così si realizza l’interiore liberazione dalla schiavitù della lettera per approdare alla giovinezza dello Spirito, così infine la religiosità diventa autentica e credibile. Gesù ribadisce ancora una volta che il compito del discepolo è quello di insegnare e mettere in pratica affinché la legge diventi per tutti un codice di vita, gioiosamente abbracciato nella certezza del conseguimento del vero bene.
Egli non vuole che anche per i suoi si debba dire quello che ha dovuto affermare nei confronti dei capi religiosi del suo tempo: “mettete in pratica quello che dicono e non fate quello che fanno”. Gli esempi negativi li abbiamo sempre. Cerchiamo quelli positivi e seguiamoli.
Gesù ci insegna la malignità dello scandalo; «Chi (…) trasgredirà uno solo di
questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà
considerato minimo nel regno dei cieli» (Mt 5,19).
Contemporaneamente, Gesù insegna l’importanza del buon esempio: «Chi
(…) li osserverà e li insegnerà sarà considerato grande nel regno dei cieli»
(Mt 5,19). Il buon esempio costituisce il primo elemento
dell’apostolato cristiano.