Ecco la meditazione, curata da sr.Chiara Elena, della liturgia della parola di questa SOLENNITA’ DELNATALE DEL SIGNORE (MESSA DEL GIORNO):

“Solennità del Natale di Nostro Signore Gesù Cristo”
Dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18
Fratelli e sorelle, oggi è Natale.
Natale è il Figlio di Dio che si fa uno di noi per essere la luce che sconfigge le tenebre della notte del peccato e della morte. Anche se la realtà che viviamo ogni giorno sembra dirci che nulla è cambiato nella vita degli uomini, il Natale che oggi celebriamo viene a renderci ancor più certi che dentro la nostra storia, dentro la nostra vita c’è ormai Dio con il suo amore che salva, con la sua vita che vince la morte, con la sua presenza che illumina e dà senso ad ogni avvenimento della nostra esistenza.
Rallegriamoci dunque, perché veramente Dio è con noi e noi siamo chiamati ad essere in comunione con lui per mezzo del figlio suo Gesù Cristo, nostro fratello, amico e redentore.
Fratelli e sorelle, il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.
Da lui abbiamo ricevuto grazia su grazia, ma la realtà che viviamo sembra scontrarsi con questa buona notizia. Ma davvero è nato per noi il Salvatore? È proprio Cristo la speranza e la salvezza dell’uomo, oppure dobbiamo cercarle altrove?
Fratelli e sorelle, celebrare il Natale è credere che Dio in Cristo Gesù si è fatto nostro fratello solidale, nostro amico fedele, nostro compagno di viaggio. Celebrare il Natale significa riconoscere oggi la presenza del Salvatore nella vita della Chiesa e nella concretezza della storia.
Accogliamo dunque il Signore Gesù che si fa presente, ora, facendo arrivare a noi tutta la ricchezza spirituale del suo Natale.
Piccolezza e grandezza. Il mistero è tutto lì. L’uomo è grande perché fatto ad immagine e somiglianza di Dio, ma è estremamente piccolo, fragile, a causa del suo peccato. Questa creatura, divisa in se stessa, sente l’anelito alle cose grandi, al bello, al vero all’infinito che però spesso vede frustrato nel suo quotidiano fatto di cose finite, di sofferenza e di morte. Guarda in alto, cerca di salire in alto, ma il suo cielo è ancora più in su e da solo non ce la fa. E allora il suo Creatore decide di scendere Lui, di farsi uomo, di farsi bambino perché l’estremamente grande e l’estremamente piccolo si possano incontrare, perché Dio non sia solo, abbandonato dalla sua creatura e perché l’uomo abbia per compagno Lui stesso
Fratelli e sorelle facciamoci una domanda: noi, che cosa vorremmo sentirci dire la notte di Natale? Non perché sia giusto che ci si dica quello che ci piace, ma perché ciascuno di noi porta nel cuore attese e speranze, preoccupazioni e sofferenze, ed ha bisogno che il Signore gli dica qualcosa che porti il cuore alla pace ed alla fiducia. San Paolo ci aiuta ad interpretare quello che stiamo vivendo, anzi, rivivendo. Dice l’apostolo: “È apparsa infatti la grazia di Dio”. In Gesù che viene ancora una volta per noi è “apparsa la grazia di Dio”. È una parola vecchia la parola “grazia”, che forse dovremmo abbandonare perché ai più non dice più nulla. Ma se capita, se compresa per quello che dice davvero, quale sorgente di pace e di gioia fa sgorgare nell’animo nostro e nella nostra vita. Perché “Grazia” sta per pazienza, sta per misericordia, sta per perdono. Dio ha pazienza con noi, ha misericordia nei nostri confronti, e ci perdona.” Cfr Gv 1,1-18

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Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».

Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.