Tutti mangiarono a sazietà.
PRIMA LETTURA: Gen 14,18-20
Offrì pane e vino.
SALMO (SAL 109)
Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.
SECONDA LETTURA: 1Cor 11,23-26
Ogni volta infatti
che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del
Signore.
SEQUENZA IN LATINO:
[Lauda, Sion
Salvatórem,
lauda ducem et pastórem
in hymnis et cánticis.
Quantum potes, tantum aude:
quia maior omni laude,
nec laudáre súfficis.
Laudis thema speciális,
panis vivus et vitális
hódie propónitur.
Quem in sacræ mensa cenæ,
turbæ fratrum duodénæ
datum non ambígitur.
Sit laus plena, sit sonóra,
sit iucúnda, sit decóra
mentis iubilátio.
Dies enim solémnis ágitur,
in qua mensæ prima recólitur
huius institútio.
In hac mensa novi Regis,
novum Pascha novæ legis,
Phase vetus términat.
Vetustátem nóvitas,
umbram fugat véritas,
noctem lux elíminat.
Quod in cena Christus gessit,
faciéndum hoc expréssit
in sui memóriam.
Docti sacris institútis,
panem, vinum in salútis
consecrámus hóstiam.
Dogma datur christiánis,
quod in carnem transit panis,
et vinum in sánguinem.
Quod non capis, quod non vides,
animósa firmat fides,
præter rerum órdinem.
Sub divérsis speciébus,
signis tantum, et non rebus,
latent res exímiæ.
Caro cibus, sanguis potus:
manet tamen Christus totus,
sub utráque spécie.
A suménte non concísus,
non confráctus, non divísus:
ínteger accípitur.
Sumit unus, sumunt mille:
quantum isti, tantum ille:
nec sumptus consúmitur.
Sumunt boni, sumunt mali:
sorte tamen inæquáli,
vitæ vel intéritus.
Mors est malis, vita bonis:
vide paris sumptiónis
quam sit dispar éxitus.
Fracto demum sacraménto,
ne vacílles, sed meménto,
tantum esse sub fragménto,
quantum toto tégitur.
Nulla rei fit scissúra,
signi tantum fit fractúra,
qua nec status, nec statúra
signáti minúitur].
Ecce panis angelórum,
factus cibus viatórum:
vere panis fíliórum,
non mitténdus cánibus.
In figúris præsignátur,
cum Isaac immolátur:
agnus paschæ deputátur,
datur manna pátribus.
Bone Pastor, panis vere,
Iesu, nostri miserére:
tu nos pasce, nos tuére:
tu nos bona fac vidére
in terra vivéntium.
Tu, qui cuncta scis et vales:
qui nos pascis hic mortáles:
tuos ibi commensáles,
coherédes et sodáles
fac sanctórum cívium.
SEQUENZA IN ITALIANO:
[Sion, loda il
Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore,
con inni e cantici.
Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.
Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.
Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.
Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito.
Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.
È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l’antico è giunto a termine.
Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l’ombra:
luce, non più tenebra.
Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.
Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza.
È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.
Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.
È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.
Mangi carne, bevi sangue:
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.
Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.
Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.
Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.
Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l’esito!
Quando spezzi il sacramento,
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell’intero.
È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona].
Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.
Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell’agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.
Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nùtrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.
Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo,
nella gioia dei tuoi santi.
“In quel tempo,
Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano
bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo:
«Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per
alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non
abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare
viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa».
Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di
essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero
alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici
ceste.”
Lc 9,11b-17
Celebriamo oggi la solennità del Corpo e Sangue di Cristo, meglio conosciuta con l’espressione latina “Corpus Domini”. Due sono i momenti forti e significativi per noi cristiani da vivere in questa giornata dedicata al Santissimo Sacramento dell’Altare: la partecipazione alla Santa Messa, memoriale della Pasqua di Cristo e alla processione in onore e a lode di nostro Signore Gesù Cristo, presente in corpo, sangue, anima e divinità nell’Ostia Consacrata.
Nel testo del Vangelo di Luca ci viene narrata la moltiplicazione
dei pani e dei pesci, che Gesù operò per sostenere il cammino fisico di quante
persone, maschi, femmine, piccoli e grandi che lo seguivano nei suoi viaggi
missionari.
Nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, la chiesa, fin da primi secoli, in
questo miracolo di Gesù ha visto il segno della santissima eucaristia, al punto
tale che nella liturgia della solennità del Corpus Domini viene riproposto il
racconto che ne ha fatto San Luca nel suo Vangelo, al fine di invitare, chi lo
ascolta, lo medita e lo fa proprio, ad essere in sintonia con quanto ha operato
Cristo a favore di quanti lo seguivano.
“Date
voi stessi da mangiare” è quanto chiede Gesù agli apostoli di fare in
quell’istante e chiede anche oggi a noi.
Cosa possiamo dare da mangiare se come, successe in quella circostanza, c’è
poco o niente da distribuire a tanta gente?
Gesù opera il miracolo di sfamare la fame dei suoi ascoltatori. Noi dobbiamo
sfamare la fame di Dio mediante il sacramento dell’eucaristia.
Una piccola ostia consacrata, che racchiude la presenza reale di Cristo deve
sfamare il bisogno di Dio, di amore e di fraternità in questo mondo.
Gli apostoli che si trovano in disagio di fronte all’invito di Gesù di sfamare
tanta gente, dimostrano una mancanza di fiducia e speranza nella provvidenza.
Essi consigliano al Signore di congedare la folla e di far provvedere da loro
stessi il necessario per vivere e quindi anche per seguire il Maestro.
“Signore
non abbiamo nulla, solo cinque pani e due pesci. Ma cosa è mai questo di fronte
a migliaia di persone”.
E’ una misera cosa, impossibile a soddisfare le necessità di
alimentarsi di tanta gente, in considerazione che si stava facendo buio e non
era più possibile reperire il necessario, anche nell’estremo tentativo di
andarlo a cercarlo altrove o a comprarlo, come avevano consigliato gli apostoli
a Gesù.
Gesù, da parte sua, non si mette a discutere a fare progetti, a vedere cosa si
possa fare, dicendo poi vediamo, adesso studiamo il caso e vediamo come
risolverlo in avanti. Interviene subito e direttamente e con quel poco che
aveva a disposizione, lo moltiplica in modo tale da soddisfare i bisogni di
così tanta gente. Opera un miracolo della carità che a ben dire è il miracolo
eucaristico più vero ed attendibile della storia della nostra fede e della
nostra santa religione.
Nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, da sempre abbiamo
visto e vediamo il significato più immediato della santissima eucaristia, per
vari motivi.
“Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, mediante questo
Sacramento così sobrio e insieme così solenne, noi facciamo esperienza della
Nuova Alleanza, che realizza in pienezza la comunione tra Dio e noi. E in
quanto partecipi di questa Alleanza, noi, pur piccoli e poveri, collaboriamo a
edificare la storia come vuole Dio. Mentre ci nutriamo del Corpo e Sangue di
Cristo, siamo assimilati a Lui, riceviamo in noi il suo amore, non per
trattenerlo gelosamente, bensì per condividerlo con gli altri. Questa logica è
inscritta nella Eucaristia: riceviamo in noi il suo amore e lo condividiamo con
gli altri. In essa, infatti, contempliamo Gesù pane spezzato e donato, sangue
versato per la nostra salvezza. E’ una presenza che come fuoco brucia in noi
gli atteggiamenti egoistici, ci purifica dalla tendenza a dare solo quando
abbiamo ricevuto, e accende il desiderio di farci anche noi, in unione con
Gesù, pane spezzato e sangue versato per i fratelli. La presenza di Gesù vivo
nell’Eucaristia è come una porta, una porta aperta tra il tempio e la strada,
tra la fede e la storia, tra la città di Dio e la città dell’uomo”.
Noi vogliamo entrare in questa porta dell’amore e della carità, per essere
anime eucaristiche nel senso più pieno del termine e nella sua espressività più
completa. Vogliamo rendere lode a Dio e in questa lode inseriamo quanti hanno
bisogno di essere accolti, amati e sostenuti. Il miracolo della moltiplicazione
dei pani è possibile anche a noi, mediante il dono dell’amore gratuito e
generoso verso tutti. Dalla celebrazione delle scaturire un stile eucaristico
di vita e di missione di ogni cristiano.
Nella seconda lettura, tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi, ci viene ricordata la prassi liturgica nella celebrazione dell’eucaristia presso le comunità cristiane, fondate dall’apostolo delle Genti. Paolo sottolinea che quello che ha ricevuto dal Signore è lo stesso che a sua volta ha trasmesso agli altri, cioè il dono dell’eucaristia: “il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga”.
Ci ricorda il libro della Gènesi, prima lettura di oggi, ciò che fece Melchisedek, Re di Salem.
Egli “offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo
e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,
creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha
messo in mano i tuoi nemici».
Questa preghiera di ringraziamento ha una valenza di carattere eucaristico e
come tale è inserita nella celebrazione di questa solennità.