La passione del Signore.
PRIMA LETTURA: Is 50,4-7
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso. (Terzo canto del Servo del Signore).
SALMO: (Sal 21)
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
SECONDA LETTURA: Fil 2,6-11
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
«- Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
– Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
– Uno di voi mi tradirà
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
– Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
– Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge
Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».
Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.
– Cominciò a provare tristezza e angoscia
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».
Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
– Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.
– Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza
Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.
I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù -; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».
– Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
– Consegnarono Gesù al governatore Pilato
Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda – colui che lo tradì -, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».
– Sei tu il re dei Giudei?
Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.
Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
– Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
– Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».
Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
– Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio!”». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
– Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
Qui ci si genuflette e si fa una breve pausa
Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
– Giuseppe prese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo
Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.
– Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete
Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie».
Mt 26,14-27,66
Oggi inizia la settimana santa, centro di tutto l’anno liturgico. La liturgia di oggi è dal sapore agrodolce, lieto e amaro al contempo. Dapprima Gesù, osannato dalla folla, entra in Gerusalemme; poco dopo ecco la stessa folla che grida: crocifiggilo!
Dapprima Gesù è seguito da uno stuolo di discepoli che stendono i loro mantelli, dopo viene abbandonato da quegli stessi discepoli. Gesù entra in Gerusalemme su un puledro d’asino, sul quale mai nessuno era salito.
Vengono messe in risalto le acclamazioni festose dei discepoli e della folla che man mano si aggrega al corteo. Gesù riconosce in ciò una conferma del piano di Dio, una forza voluta da Lui stesso, e agli scribi e farisei scandalizzati risponde: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19,40).
Ma Gesù sapeva bene cosa andava a fare a Gerusalemme e ci va deciso, senza lasciarsi abbagliare dalla vanagloria, né da facili trionfalismi, ne spargendo illusioni o facendo promesse vane.
Gesù è il Messia con i tratti del servo di Dio che va alla passione per la nostra salvezza. La passione e la morte in croce rivelano l’obbedienza del Figlio al Padre e il suo amore per noi, che lo spinge a donarsi fedelmente sino alla fine. Soffermiamoci in questi giorni sulla sua passione. Contempliamo l’uomo dei dolori, la sua pazienza, come Egli abbia affrontato ogni cosa. Lasciamo che la sua passione parli al nostro cuore. Oggi contempliamo l’entrata di Gesù a Gerusalemme, come un re mite. È sempre bello contemplare quest’asinello che porta Gesù in città. Potessimo essere anche noi persone capaci di portare Gesù nelle nostre strade!
Poi leggiamo la sua Passione, e ci domandiamo come mai i discepoli hanno voluto raccontarla con così tanti dettagli? Non potevano dire semplicemente che, alla fine, Gesù è stato condannato e crocifisso? No. Hanno fatto un lungo racconto perché hanno capito che quello è stato il momento più importante della vita di Gesù. Hanno capito che è proprio tramite la sua Passione e morte che Gesù ha voluto rivelarci quanto è grande l’amore di Dio per noi. Gesù va a Gerusalemme, sapendo benissimo che va incontro a dei nemici. Ci ha detto di amare i nemici, e lui lo fa, per dirci che Dio ci ama tutti, anche se lo rifiutiamo, perché ci considera tutti figli suoi.
Quando vengono per arrestarlo e Pietro prova a difenderlo, gli dice di rimettere a posto la sua spada. L’atteggiamento che il governatore Ponzio Pilato assume di fronte alla condanna a morte di Gesù, talmente noto da essere divenuto proverbiale: si tratta della lavanda delle mani che egli compie in maniera plateale davanti alla folla, spiegandola e motivandola come incapacità o mancanza di volontà di prendere una decisione sulla vicenda, favorevole o sfavorevole che essa sia al condannato. Con questo gesto, egli apparentemente non condanna Gesù a morte, ma rimette la decisione alla folla, che non decide secondo criteri di giustizia, ma secondo l’emotività del momento: un vero e proprio linciaggio, potremmo dire, in cui prevale la rabbia e soprattutto la prepotenza e la tracotanza di chi detiene il vero potere, quello di manipolare le coscienze altrui.
Dicevamo che Pilato fa un gesto con il quale “apparentemente” non condanna Gesù, mentre in realtà non è così: “apparentemente” rimette la responsabilità di questa decisione alla volontà della folla ma concretamente la sua indifferenza porta a una scelta. “Scegliendo di non scegliere”, di fatto condanna Gesù a morte, prendendo posizione contro di lui. Pilato prova a difenderlo, ma Gesù tace.
Le autorità, che avevano avuto paura di lui, paura che potesse organizzare una rivolta contro di loro, vedendolo crocifisso e sconfitto, si rallegrano e lo scherniscono, e lui si lascia fare, come Dio ci lascia fare e dire tutto quello che vogliamo su di lui, senza mai prendersela. Tutti lo prendono in giro e lo insultano, perché non è stato un re potente e autoritario. Ma è proprio questo che ci vuole dire Gesù attraverso la sua Passione: Dio non è così. Dio ama l’uomo così tanto da mandarci suo figlio a prendere su di sé il peccato del mondo.
Contemplando la croce, cosa vediamo? Vediamo un Dio che preferisce essere messo in croce piuttosto che metterci in croce. Un Dio che preferisce prendersi tutte le colpe possibili e immaginabili, pur di togliercele di dosso. Andando in croce Gesù ci dice che è sempre pronto a prendere il nostro posto, o perlomeno, ad accompagnarci, come ha fatto con i due ladroni. Ogni volta che i potenti di turno hanno dimostrato indifferenza alla condizione dei poveri, i poveri ci hanno rimesso spesso con la loro stessa vita. Ma sarebbe un grave errore pensare che l’indifferenza, con la conseguente condanna dei poveri e degli innocenti, sia un atteggiamento solo dei potenti. L’indifferenza ci riguarda tutti, e assume molte forme e molti nomi: astensione, pudore, menefreghismo, neutralità… chiamiamola come vogliamo. È pur sempre una lavanda delle mani, come quella di Pilato, a volte anche peggiore, senza necessariamente arrivare a condannare a morte nessuno.
Questi anni della pandemia ci hanno insegnato a riprendere, in maniera forte, il gesto fisico di lavarci e disinfettarci le mani, e dal punto di vista sanitario non l’avremo mai fatto abbastanza, anche perché dovremmo ricordarcene non solo quando siamo in stato di emergenza o rischiamo di infettarci con qualcosa di serio. Il fatto è che proprio questi anni di “sanificazione delle mani”, per molti motivi hanno portato a un altro tipo di igienizzazione, quello legato alla paura di contaminarci con le vicende umane degli altri, specialmente dei più poveri.
Tutti quanti, e lo diciamo spesso, abbiamo assistito a una crescita dell’indifferenza, del disinteresse, del disimpegno, della mancanza di attenzione nei confronti degli altri: preferiamo chiuderci in casa nostra per evitare di contagiarci, e questa può essere anche una giusta motivazione, ma purtroppo abbiamo spesso preso la scusa del contagio fisico per portare avanti l’immunizzazione dell’indifferenza. E l’indifferenza, purtroppo, non è mai neutrale: è una presa di posizione, purtroppo sempre in favore di chi sta bene e a sfavore di chi soffre. Continuiamo, allora, a lavarci le mani con acqua e sapone, a disinfettarcele per bene, e a mantenerci puliti, noi e l’ambiente che ci circonda, perché tutti (ma veramente tutti) possiamo godere di buona salute; ma non imitiamo Ponzio Pilato in quella lavanda delle mani dal sapore dell’indifferenza e della neutrale.