Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.

PRIMA LETTURA: At 2,1-11

Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.

SALMO: (Sal 103)

Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Oppure:

Alleluia, alleluia, alleluia.

SECONDA LETTURA: Rm 8,8-17

Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

SEQUENZA

Vieni, Santo Spirito,

manda a noi dal cielo

un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,

vieni, datore dei doni,

vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,

ospite dolce dell’anima,

dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,

nella calura, riparo,

nel pianto, conforto.

O luce beatissima,

invadi nell’intimo

il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,

nulla è nell’uomo,

nulla senza colpa.

Lava ciò che è sórdido,

bagna ciò che è árido,

sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,

scalda ciò che è gelido,

drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,

che solo in te confidano,

i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,

dona morte santa,

dona gioia eterna.

In latino:

Veni, Sancte Spíritus,

et emítte cǽlitus

lucis tuæ rádium.

Veni, pater páuperum,

veni, dator múnerum,

veni, lumen córdium.

Consolátor óptime,

dulcis hospes ánimæ,

dulce refrigérium.

In labóre réquies,

in æstu tempéries,

in fletu solácium.

O lux beatíssima,

reple cordis íntima

tuórum fidélium.

Sine tuo númine,

nihil est in hómine,

nihil est innóxium.

Lava quod est sórdidum,

riga quod est áridum,

sana quod est sáucium.

Flecte quod est rígidum,

fove quod est frígidum,

rege quod est dévium.

Da tuis fidélibus,

in te confidéntibus,

sacrum septenárium.

Da virtútis méritum,

da salútis éxitum,

da perénne gáudium.

«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Gv 14,15-16.23b-26

Ci sono dei momenti nella vita in cui ogni cosa ci sembra al posto giusto, abbiamo la sensazione di aver trovato la chiave giusta, quella per lungo tempo cercata, di avere intuito quale condotta dovremmo assumere per vivere come abbiamo sempre sognato. Ora, l’esistenza cristiana non può essere altro che vita nello Spirito Santo; saremo perciò nella piena verità del nostro essere quando ci accorgeremo che siamo diventati docili all’azione dello Spirito. Tale condizione non si può spiegare perfettamente, perché non parliamo di realtà materiali evidenti, ma la Parola di Dio ci permette di riconoscere quando siamo investiti dal soffio dell’amore: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti». Dunque, all’origine, un sentire e un operare. Tante volte si dice che l’amore non può essere ridotto a un sentimento, tuttavia l’amore per Gesù dev’essere la passione della nostra vita.

È la concretezza dell’amore per il Figlio fatto uomo a rendere l’osservanza dei suoi comandamenti l’approdo naturale dell’itinerario spirituale. Ciò che si fa per amore non può essere gravoso, altrimenti è costrizione o tatticismo. Il problema è quando, non coltivato, l’amore affievolisce come i fiori che non ricevono acqua; a quel punto ogni più piccola esigenza dell’amore stesso diventa un ostacolo insormontabile. Anche in questo caso la Parola del Signore è un balsamo: «ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te» (2Tm 1,6). Tener vivo l’amore per compiere le opere da esso dettate e fare le opere che Dio ispira per accrescere l’amore: dentro questa circolarità, in cui l’amore è principio e compimento insieme, si colloca la vita nello Spirito. Fuori di questa corsa da innamorati, paragonabile a quella di Giovanni al sepolcro o di Pietro al lago verso il Risorto, non si dà vita pneumatica.

Il Figlio è già il nostro avvocato, come afferma 1Gv 2,1: «se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto»; la terza persona della Trinità vien definita «un altro Paraclito» perché continua e perfeziona l’opera del Figlio a nostro vantaggio, rendendoci la sua stabile dimora, come Maria. Nella Madre il cammino dello Spirito ha trovato piena accoglienza; adesso tocca a noi, siamo chiamati a dare la nostra carne a Dio, offrire l’intelletto e la volontà affinché il soffio divino ne prenda possesso, muova la vita, ci faccia trovare la chiave giusta. Che poi è contemporaneamente chiave di volta e chiave di violino, architettura e musica: lo Spirito, insomma, è tutto, e percepire il suo dono riversato nei nostri cuori ci fa sentire in comunione col Tutto e con ciascuno. Chi decide di non entrare in tale esuberanza d’amore sceglie la frammentarietà e l’isolamento. Alcuni possono sembrare contenti del poco piacere intellettuale o sensuale conquistato, illudendosi di appagare così il desiderio del loro cuore; la creatura però desidera infinitamente e non può trovare pace se non dentro l’unica esperienza, quella nello Spirito, che fa vivere il Tutto nel frammento dell’esperienza particolare. È proprio vero che, come nell’Eucaristia c’è tutto Dio e tutta la storia dell’uomo, nella docilità allo Spirito c’è tutto il senso e la gioia della vita. E se questa verità dovesse sembrare lontana da noi, lo Spirito ce la insegnerà e ricorderà.

«Io pregherò il Padre». Perché Gesù prega? Perché il Padre ci dia lo Spirito. Il suo desiderio più grande, infatti, è che noi non ci sentiamo orfani, ma figli. Chi ha fatto l’esperienza di rimanere orfano, sente tutta la forza di queste parole cariche di infinito amore. Chi conosce il dolore del distacco, sa quanto disorientamento c’è e quanto schiacciante è il peso di dover crescere velocemente e affrontare la vita da soli.

«Se mi amate». Tuttavia in quel ‘se’ c’è tutta la nostra libertà. E non sempre so vivere da figlio, spesso vivo come se fossi ancora orfano, triste e arrabbiato come chi non sa di essere amato, impaurito e sfiduciato di dover affrontare da solo l’incognita del domani. Eppure a Pentecoste lo Spirito Santo è sceso in abbondanza. Allora ciò che manca è il mio sì, è la decisione di cambiare quel ‘se’ in un ‘sì’. Vieni Spirito, portami dove vuoi!