A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
PRIMA LETTURA: Ct 2,8-14
Ecco, l’amato mio viene saltando per i monti.
Oppure:
Sof 3,14-17
Il Signore tuo Dio è in mezzo a te.
SALMO: (Sal 32)
Esultate, o giusti,
nel Signore; cantate a lui un canto nuovo.
Oppure:
Cantiamo al Signore un canto nuovo
“In quei giorni
Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di
Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito
il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu
fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre
del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei
orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha
creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».”
Lc 1,39-45
“Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta” (1,40).
Maria ha ricevuto una rivelazione straordinaria e imprevedibile, l’angelo annuncia che è giunto finalmente il tempo della pienezza e della gioia, Dio è pronto a manifestare tutta la sua gloria. Tutto questo non avverrà in modo straordinario – come tutti attendono – ma passa attraverso la nascita di un bambino. Ed è proprio lei, un’umile fanciulla di un oscuro villaggio della Galilea, la persona che Dio ha scelto come madre del Messia.
Con questa certezza Maria si reca da Elisabetta (Lc 1,39).
Chissà quante volte, durante il viaggio, Maria avrà ripensato al dialogo con l’angelo e alle sue parole misteriose.
Da quel giorno il mistero accompagna tutti i suoi passi, se già prima il suo cuore era tutto rivolto a Dio, ora c’è in lei come un fuoco che interiormente illumina e orienta ogni sua scelta, anche quel viaggio che la porta in Giudea.
Il racconto evangelico riporta solo il dialogo tra le due donne, segno che in queste parole c’è la bella notizia che Luca vuole comunicare. Nella casa s’incontrano due donne, ciascuna porta in grembo una nuova vita, un pezzo di cielo. Quei bambini, infatti, sono il segno della fedeltà di Dio, annunciano un futuro pieno di speranza. Istruite dallo Spirito, quelle donne dicono parole in cui possiamo intraveder la primizia della gioia messianica.
Elisabetta intuisce il mistero e proclama la giovane parente “benedetta tra le donne” (1,42); Maria racconta le meraviglie che Dio sta compiendo nella sua vita e nella storia d’Israele (1, 46-55).
Vi sono parole che alzano muri di incomprensioni e ci fanno rimanere distanti. E altre parole che non solo avvicinano ma generano una nuova e più profonda unità, un’amicizia tutta radicata in Dio. Quel giorno lo Spirito dona a due donne il carisma della profezia, un’anticipazione di quello che avverrà a Pentecoste, quando gli apostoli “cominciarono a parlare in altre lingue” (At 2,4).
Oggi chiediamo la grazia di fare delle nostre parole un ponte che unisce cielo e terra e favorisce l’incontro tra gli uomini.