Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.
PRIMA LETTURA: 1Pt 5,1-4
Compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
SALMO: (SAL 22)
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
“In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».”
Mt 16,13-19
Se fossimo ignari della grazia e della forza ineffabile dello Spirito Santo, ci verrebbe spesso da discutere e disapprovare persino, le scelte di Dio e quelle di Cristo. Chi di noi, volendo instaurare un Regno, diffondere a tutto il mondo una dottrina nuova, chiamare per questo testimoni ferventi ed audaci, avrebbe pensato di circondarsi di rozzi pescatori… E chi poi avrebbe scelto Pietro, dopo le sue reiterate dimostrazioni di debolezza, ad essere il primo dei dodici e il capo della chiesa nascente? E chi avrebbe pensato, alla luce della ragione umana, che un convinto, tenace e appassionato persecutore della Chiesa come Saulo di Tarso, avrebbe poi dovuto essere, proprio lui, l’Apostolo delle genti?
Così però la Chiesa veniva segnata sin dalle sue origini da quelle caratteristiche che diverranno poi le costanti del suo essere e della sua missione. È la grazia divina che trasforma gli uomini da deboli ed incapaci in araldi di Cristo e del suo vangelo. Sarà lo Spirito Santo dopo una prima Pentecoste, a sostenerla nel difficile cammino, l’impronta è già segnata da Cristo e i solchi su cui dovranno spargere il seme sono ormai dissodati. La risurrezione è diventata il credo essenziale da trasmettere agli uomini. Sono questi i valori che hanno accomunati i due Apostoli che oggi celebriamo unitamente. Con loro però noi celebriamo la Chiesa, come sacramento universale di salvezza, celebriamo la loro fedeltà a Cristo e il loro martirio, ma ancor più celebriamo la fedeltà di Cristo alla sua Sposa.
Celebriamo la fede di Pietro, celebriamo l’Apostolo Paolo, che ha seminato per noi, provenienti dal mondo pagano, il seme della Parola di Dio, da cui è germinata la nostra fede. Ora anche noi con Pietro e Paolo possiamo dire con gioia e fermezza rispondendo a Gesù: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”. “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. Ecco la chiave del Regno, rivelata e data a Pietro, offerta a tutti noi, così anche noi diventiamo beati! È la nostra fede proclamata con la parola e con tutta la nostra vita. In quella beatitudine è anche riposta la forza di cui Cristo ha dotato la sua Chiesa: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”.
È la fede del successore di Pietro e di tutti i fedeli uniti a lui nel peregrinare della vita. È anche la sua festa quest’oggi e non solo perché Paolo è uno dei due suoi nomi, ma soprattutto perché spetta a lui continuare la missione degli Apostoli e guidare ancora la Chiesa. Le colonne portanti di questo splendido edificio, voluto da Dio, sgorgato da Cristo morto e risorto, sono loro Pietro e Paolo.