La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.
PRIMA LETTURA: At 13,46-49
Noi ci rivolgiamo ai pagani.
SALMO (SAL 116)
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
“In quel tempo, il
Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni
città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque
il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi
mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e
non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un
figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su
di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché
chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa
all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà
offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il
regno di Dio”».”
«Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno» (2Tm 1,3). San Paolo ci insegna a rendere grazie a Dio nella preghiera, in unione con quanti ci hanno preceduto (gli antenati), ma anche nel ricordo dei vivi, degli amici (Timoteo). Ci insegna, infine, a pregare «notte e giorno», cioè sempre, in ogni circostanza.
Ci troviamo di fronte ad una Chiesa che impara a camminare. Infatti, l’evangelista Luca ci riferisce che oltre ai Dodici “il Signore designò altri settantadue”.
L’annuncio del vangelo si amplia, si diffonde a largo raggio, e ricorrendo ad un’immagine mi vengono in mente i cerchi che sull’acqua di un lago si formano quando getti un sasso, che le onde poi portano lontano.
Questa immagine ci riporta al tema la gioia. Il pensiero è che “si fa l’esperienza della gioia diffondendola”.
Chi non ha mai fatto l’esperienza che, raccontando di un incontro bello, significativo, pieno di amicizia, si comunica anche a chi ascolta la gioia vissuta? Se poi ci accorgiamo che la sorgente della nostra gioia nasce dallo stare con Gesù allora tutto torna e tutto si spiega. È lui il nostro centro attorno al quale la vita cristiana cresce e si sviluppa.
A conferma di ciò, il testo dice che il Signore non solo ha chiamato i settantadue discepoli, ma “li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”.
La “missione” dei settantadue nasce da un “incontro” che li spinge “avanti”.
Ma che valore contiene questo “avanti”?
“Avanti per ricordare la salvezza avvenuta e donata in Gesù. Avanti per non perdere la speranza nella vita. Avanti non per conquistare qualcuno, ma per lasciarsi accogliere e accogliere la fatica di ogni “malato”. Avanti per portare in dote a tutti il Padre che ci ama in Gesù, il cuore del Padre”.
Certo, c’è molta fragilità nel nostro andare avanti, tuttavia se Gesù ci invia è perché un messaggio buono sta anche in noi. Poi lui arriva e dà il senso della completezza.