Il mio calice, lo berrete.
PRIMA LETTURA: 2Cor 4,7-15
Portiamo nel nostro corpo la morte di Gesù.
SALMO (Sal 125)
Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.
“In quel tempo, si
avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per
chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che
questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra
nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere
il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro:
«Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia
sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo
ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù
li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni
dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi
vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il
primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto
per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per
molti».”
Mt 20,20-28
Oggi, l’episodio che ci narra questo frammento del Vangelo ci colloca di fronte ad una situazione che si ripete con molta frequenza nelle diverse comunità cristiane. Infatti Giovanni e Giacomo sono stati molto generosi nell’abbandonare la loro casa e le loro reti per seguire Gesù. Hanno ascoltato che il Signore annuncia un Regno e che offre la vita eterna; non riescono, però, a capire ancora quello che realmente promette il Signore e, perciò, la loro madre va a chiedere qualcosa di buono, ma resta nelle semplici aspirazioni umane:
«Dí che questi miei figli siedano uno alla tua destra ed uno alla tua sinistra nel tuo regno» (Mt 20,21).
Allo stesso modo, noi ascoltiamo e seguiamo il Signore, come fecero i primi
discepoli di Gesù, ma non sempre riusciamo a capire perfettamente il Suo
messaggio e ci lasciamo trascinare da interessi personali o ambizioni nella
Chiesa. Dimentichiamo che all’accettare il Signore, dobbiamo affidarci
fiduciosamente e pienamente in Lui, che non possiamo pensare di raggiungere la
gloria senza aver accettato prima la croce.
La risposta che dà loro Gesù mette precisamente l’accento su quest’aspetto: per essere partecipi del Suo Regno, quello che importa è accettare di bere dal Suo stesso «calice» (cf. Mt 20,22), essere, cioè, disposti a dare la propria vita per amore a Dio e dedicarci a servire i nostri fratelli, con lo stesso atteggiamento misericordioso che ebbe Gesù.
Il Papa Francesco, nella sua prima omelia, ricalcava che per seguire Gesù, bisogna camminare con la croce, perché, «quando camminiamo senza croce, quando confessiamo un Cristo senza croce, non siamo discepoli del Signore».
Quindi, seguire Gesù, esige, da parte nostra, una grande umiltà. Fin dal battesimo, siamo stati chiamati ad essere testimoni Suoi per trasformare il mondo. Questa trasformazione, però, l’otterremo solo se siamo capaci di servire gli altri con spirito di grande generosità e slancio, ma sempre colmi di gioia perché stiamo seguendo il Signore e lo rendiamo presente con la nostra vita.