Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

PRIMA LETTURA: At 18,1-8

Paolo si stabilì in casa loro e lavorava, e discuteva nella sinagoga.

SALMO: (Sal 87)

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Oppure:

La tua salvezza, Signore, è per tutti i popoli.

Oppure:

Alleluia, alleluia, alleluia.

«In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».

Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».

Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Gv 16,16-20

Oggi, contempliamo di nuovo la Parola di Dio con l’aiuto dell’evangelista Giovanni. In questi ultimi giorni di Pasqua sentiamo una speciale inquietudine per far nostra questa Parola e capirla. La stessa inquietudine dei primi discepoli, che si esprime profondamente nelle parole di Gesù — «Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete» (Gv 16,16) — concentra la tensione delle nostre apprensioni sulla fede, nella ricerca di Dio nella nostra vita quotidiana.

Gesù parla ai suoi discepoli e annuncia in maniera criptica la fine della Sua missione sulla terra, il compimento della volontà del Padre che il Figlio glorifica conformando ad essa, con libertà di scelta, la Sua volontà, e fornendo così un ulteriore, sublime esempio di amore filiale e nei confronti dell’Umanità. I discepoli non sono ancora in grado di capire.

Come può l’Uomo Gesù che, quando proferisce queste parole, è ancora vivo in mezzo a loro, passare dalla morte “un poco e non mi vedrete” alla resurrezione “un poco ancora e mi vedrete”?

La comprensione sarà difficile anche dopo. Avranno infatti difficoltà a riconoscere il corpo trasfigurato del Maestro, nonostante la Sua corporeità e la presenza delle stigmate! Gesù è venuto dal Padre e a Lui torna, è venuto in questo mondo creato per mezzo di Lui, ha compiuto la Sua missione, ha redento l’uomo, ha consentito, con il Suo ritorno al Padre, allo Spirito Santo di svolgere a Sua volta il Suo mandato di illuminazione e di vita. “In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”. I discepoli perderanno tragicamente il loro Maestro e questo sarà fonte di sconforto, confusione, dolore, in contrasto con l’allegrezza di coloro che Gli hanno preferito il mondo delle tenebre! Ma con il trionfo della resurrezione la tristezza lascerà il posto alla gioia.

I cristiani di oggi sentiamo la stessa urgenza che i cristiani del primo secolo. Vogliamo vedere Gesù, sentiamo la necessità di percepire la sua presenza in mezzo a noi, per rinforzare la nostra fede, speranza e carità. Per questo, ci provoca tristezza pensare che Lui non sia tra di noi, che non possiamo sentire e palpare la sua presenza, sentire e ascoltare la sua parola. Però questa tristezza si trasforma in profonda allegria quando avvertiamo la sua presenza sicura tra di noi.