Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.

PRIMA LETTURA: Ez 36,23-28

Vi darò un cuore nuovo. Porrò il mio spirito dentro di voi.

SALMO: (Sal 50)

Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati.

«In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:

«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.

Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Mt 22,1-14

Il Vangelo odierno ci presenta la terza parabola del regno incentrata sulla fine dei tempi. Gli interlocutori di Gesù sono sempre gli stessi, sacerdoti e farisei, ovvero le guide del popolo. Protagonista della parabola è un re che dà una festa di nozze per il figlio, una festa aperta a tutti, caratterizzata da quel banchetto. Una vera, grande festa, dove tutto è gratuitamente offerto con abbondanza, ma alla quale stranamente gli invitati dicono “no”. Anzi, addirittura i primi invitati arrivano a uccidere i servi del re, per togliersi dall’orizzonte la questione di quel banchetto di nozze.

Ci sono poi finalmente invitati che entrano nella sala del banchetto, quasi a forza, fino a riempirla. Ma tra quelli che entrano c’è chi non indossa l’abito nuziale.

Due sono gli aspetti che ci ritornano in mente pregando sul Vangelo odierno (Mt 22,1-14):

  1. Dio per noi ha preparato qualcosa di speciale da cui non esclude nessuno;
  2. È necessario l’abito nuziale. Ma cosa significa tutto questo nella vita di ogni giorno?

Il primo aspetto ci chiede di far crescere e far maturare questa consapevolezza in noi. Sapere infatti che tutta la nostra esistenza non è abbandonata a sé stessa, che c’è qualcosa che aspetta anche noi, che c’è qualcuno che si fida di noi e ci ama al punto da offrirci gratuitamente tutto il meglio che ha… beh questo ci rende diversi ogni giorno. Ci fa sentire amati. E chi si sente amato, vive con il cuore pieno, colmo d’amore, più predisposto ad amare.

Il secondo aspetto, per quanto più duro, non ci sembra sinceramente il rovescio della medaglia. No! Crediamo sia semplicemente la sua più diretta conseguenza: se ci sentiamo chiamati, rispondiamo; se qualcuno ci invita, facciamo in modo di andarci e bene; se ci aprono le porte di una casa, noi entriamo pulendoci le scarpe; se ci invitano a una festa di compleanno, ci andiamo portando un regalo… Come dire: quell’abito nuziale che il re si sarebbe aspettato (Mt 22,11) non è null’altro che l’atteggiamento con cui rispondiamo a Dio. Perché è vero, fare la sua volontà sarà forse il desiderio e la convinzione di ogni cristiano, ma farlo davvero è tutta un’altra storia. Al banchetto, come in Chiesa, vivendo i sacramenti o un atto di carità, frequentando un gruppo o un vivendo un momento di preghiera, possiamo andarci in molti modi. Ma sarà proprio quel «come» a fare la differenza.

Siamo chiamati e per questo siamo Chiesa. La parola del vangelo di oggi ci ricorda che essere chiamati non significa necessariamente essere eletti. Lasciamoci provocare dalla Parola di Dio, poniamoci in ascolto umile e attento, lasciamo che il nostro cuore sia abitato dal desiderio di vivere nell’Amore che salva, per entrare alla gioiosa festa di coloro che si sono rivestiti di Cristo!

Per noi indubbiamente ci sono porte sempre aperte. Ma per Dio c’è un cuore sempre aperto? E un sì attento, generoso e pronto?