La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia.
PRIMA LETTURA: Gn 16,1-12.15-16
Agar partorì ad Abram un figlio e Abram lo chiamò Ismaele.
SALMO (Sal 105)
Rendete grazie al Signore, perché è buono.
“In quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma
colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi
diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo
nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse
compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai
conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a
un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia,
strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma
essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie
parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha
costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi,
soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua
rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo
insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come
i loro scribi.”
Mt 7,21-29
Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”,
entrerà nel regno dei cieli
Oggi ci colpisce l’affermazione decisa di Gesù: «Non chiunque mi dice: Signore,
Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio
che è nei cieli» (Mt 7,21).
Questa affermazione esige anzitutto da noi responsabilità
nella nostra condizione di cristiani, e, allo stesso tempo, che avvertiamo
l’urgenza di dare una buona testimonianza di fede.
Costruire la casa sulla roccia è un’immagine chiara che ci invita a considerare
il nostro impegno di fede, che non si può ridurre solo a belle parole, ma che
deve fondarsi sull’autorità delle opere, impregnate di carità.
La parola chiara, con la forza della carità, manifesta l’autorità di Gesù, che
suscitava la meraviglia nei suoi concittadini: «Le folle restarono stupite dal
suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non
come i loro scribi» (Mt 7, 28-29).
La nostra preghiera e contemplazione di oggi deve essere accompagnata da una seria riflessione: come parlo e agisco nella mia vita cristiana?
Come do concretamente la mia testimonianza?
Come metto in pratica il comandamento dell’amore nella mia vita personale, familiare, nel lavoro, ecc.?
Non sono le parole né le molte preghiere quelle che contano, ma l’impegno a vivere secondo il Progetto di Dio. La nostra preghiera dovrebbe esprimere sempre il desiderio di fare il bene e di chiedere aiuto, dal momento che riconosciamo la nostra debolezza.
Signore, che la nostra preghiera sia sempre accompagnata dalla forza della carità.