Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
PRIMA LETTURA Dn 6,12-28
Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni.
SALMO ( Dn 3,68-74)
A lui la lode e la gloria nei secoli.
“ In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua
devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso
i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno
in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta,
affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle
donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità
nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno
condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai
pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di
popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini
moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le
potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio
dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno
ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra
liberazione è vicina».”
Lc 21,20-28
Oggi,
leggendo questo santo Vangelo, come non possiamo non vedere riflesso il momento
presente, pieno di minacce e di sangue? «Sulla terra angoscia di popoli in ansia per
il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e
per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra» (Lc 21,25b-26a).
Molte volte la seconda venuta del Signore è stata raffigurata con le immagini
più terrificanti possibili, come sembra che avvenga effettivamente in questo
Vangelo, sempre all’insegna della paura.
Tuttavia, ci dobbiamo chiedere se sia questo il messaggio che oggi ci rivolge
il Vangelo. Soffermiamoci sulle ultime parole: «Quando cominceranno ad accadere
queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è
vicina» (Lc 21,28). La essenza del messaggio di questi ultimi giorni
dell’anno liturgico non è la paura, ma la speranza della liberazione futura, ovvero
la speranza squisitamente cristiana di raggiungere la pienezza di vita con il
Signore, alla quale parteciperà anche il nostro corpo e il mondo che ci
circonda. Gli avvenimenti che ci vengono narrati così drammaticamente, vogliono
indicare in modo simbolico la partecipazione di tutta la creazione alla seconda
venuta del Signore, così come già vi partecipò nella prima venuta, specialmente
nel momento della sua passione, quando si oscurò il cielo e tremò la terra. La
dimensione cosmica non rimarrà relegata alla fine dei tempi, in quanto è una
dimensione che accompagna l’uomo da quando entrò nel Paradiso.
La speranza del cristiano non è ingannevole, perché quando comincino ad
accadere queste cose –ci dice lo stesso Signore- «Allora vedranno il Figlio dell’uomo
venire su una nube con grande potenza e gloria» (Lc 21,27). Non viviamo
nell’angoscia dinanzi alla seconda venuta del Signore, la sua Parusia:
meditiamo, piuttosto, sulle profonde parole di sant’Agostino che, già nella sua
epoca, vedendo i cristiani intimoriti di fronte al ritorno del Signore, si
chiede: «Come può la Sposa aver paura del suo Sposo?».