Se avessi compreso quello che porta alla pace!

PRIMA LETTURA: Ap 5,1-10

L’Agnello è stato immolato e ci ha riscattato con il suo sangue, noi uomini di ogni nazione.

SALMO: (Sal 149) 

 Hai fatto di noi, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti.

«In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Lc 19,41-44

“Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa” (19,41).

Dobbiamo leggere questa breve ma densa pagina nel contesto dell’ingresso festoso in Gerusalemme che la liturgia proclama all’inizio della Settimana Santa (19, 28-40).

Tra i discepoli c’è un entusiasmo contagioso, la folla accorre sempre più numerosa, alcuni lo acclamano come Colui che “viene nel nome del Signore” (19,38). Gesù non smorza questa gioia ingenua ma non si lascia ingannare, Lui sa bene che a Gerusalemme non verrà acclamato come un re ma giudicato come un reo, non sarà posto sul trono ma inchiodato alla croce. Per questo, quando arriva dinanzi alla Città Santa, esprime tutto il suo dolore. Non piange per sé ma per il suo popolo.

È un’immagine che contrasta non poco con l’allegria sincera e un po’ scanzonata della folla; e ricorda, ancora una volta, che la coscienza di fede genera uno sguardo più critico che non cade in quella superficiale illusione che ci fa dire: “andrà tutto bene”.

Quelle di Gesù sono lacrime di compassione nel senso etimologico di patire con: il Figlio di Dio è pronto a farsi carico della sofferenza che il suo popolo dovrà affrontare. La croce è l’icona visibile della compassione di Dio. 

Questa pagina descrive assai bene la missione che la Chiesa deve esercitare lungo i secoli. In mezzo ad un’umanità fragile e malata, siamo tutti chiamati a condividere la sofferenza e ad asciugare le lacrime di tutti coloro che soffrono.

L’Apocalisse annuncia che verrà un giorno in cui non ci sarà più spazio per il dolore, la gioia non sarà più minacciata dal male, tutte le lacrime saranno asciugate (Ap 21,4). Ma fino a quel giorno è nostro compito comunicare a tutti la tenerezza di Dio.