Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
PRIMA LETTURA: Col 3,12-17
Rivestitevi della carità.
SALMO (Sal 150)
Ogni vivente dia lode al Signore.
“In quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli
che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi
trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti
strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede,
e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se
amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori
amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a
voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se
prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche
i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate
invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la
vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è
benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata,
colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la
quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».”
Lc 6,27-38
“A voi che ascoltate, io dico” (6,27).
L’introduzione rappresenta una premessa essenziale. Queste parole, infatti, sono rivolte a coloro che considerano Gesù come un Maestro e desiderano ascoltare e accogliere con docilità la sua parola.
Se abbiamo questa disponibilità, mettiamoci scomodi e diamo al Signore la libertà di consegnarci un ideale che supera i confini tracciati dalla ragione e dall’istinto.
Il Vangelo ha una forte connotazione etica ed offre una lunga serie di precetti assai distanti – e talvolta radicalmente opposti – alla mentalità più comune, al modo abituale di vivere e gestire le relazioni. I verbi che troviamo sono tutti di uso comune e descrivono le azioni che abitualmente facciamo: “amate … fate del bene… benedite… pregate”.
Ma il contesto è del tutto diverso e quelle stesse azioni appaiono non difficili ma addirittura improponibili: “amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male” (6, 27-28).
Il Signore Gesù invita a rivestire di carità le relazioni oppositive, quelle ci fanno soffrire, quelle che nessuno desidera, anzi quelle che tutti cercano di sfuggire. Non chiede solo di rinunciare alla vendetta, che appartiene alla grammatica più istintiva della natura umana; la sua proposta è molto più impegnativa e oltrepassa il confine del possibile. O meglio, di quello che noi riteniamo realisticamente praticabile.
Dopo aver letto queste parole, non abbiamo più dubbi: il Rabbì di Nazareth è un fondamentalista oppure in ingenuo sognatore. Dobbiamo riconoscere che il Vangelo non cammina nei sentieri che l’uomo civile ritiene più ragionevoli. D’altra parte, se fosse così, se il Vangelo si limitasse a dire quello che l’uomo è capace di comprendere con la sola ragione, sarebbe una parola inutile!
Gesù non dice quello che l’uomo già conosce, non chiede di essere più gentili e responsabili con tutti, non si limita a confermare la morale razionale ma conduce l’uomo oltre se stesso.
Mettiamoci dunque in ascolto con l’umiltà dei discepoli e con la certezza che Dio dona la grazia per corrispondere alla verità.