Tenetevi pronti.

PRIMA LETTURA: 1Ts 3,7-13

Il Signore vi faccia sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti.

SALMO: (Sal 89)

Saziaci, Signore, con il tuo amore.

«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.

Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».  

Mt 24,42-51

Oggi, il testo evangelico ci parla dell’incertezza del momento in cui verrà il Signore: «non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42). Se vogliamo che ci trovi svegli al momento del suo arrivo, non possiamo distrarci né addormentarci: bisogna essere sempre preparati. Gesù ci da molti esempi di questa attenzione: quello che vigila caso mai venisse un ladro, il servo che vuole compiacere il padrone.

Nel linguaggio biblico vegliare non significa solo tenere gli occhi aperti ma soprattutto conservare un cuore accogliente. La vigilanza ha a che fare con il desiderio e l’attesa dell’incontro con il Signore. Attraverso l’esempio del padrone di casa il quale, sapendo che il ladro agisce con la complicità del buio è particolarmente attento di notte per non lasciarsi trovare impreparato, Gesù esorta i discepoli a tenere desta l’attenzione non tanto per paura che venga loro sottratto qualcosa ma per la gioia che si vive nell’incontro con il Signore.

Egli, infatti, viene non per rubare ma per donare a noi la vita eterna. L’attesa cristiana non è carica di tensione ma piena di speranza perché animata dalla certezza che il Signore viene in nostro aiuto e ci salva. La paura fa scattare meccanismi di autodifesa che ci rendono duri ed egoisti. Al contrario, la speranza, animata dalla fede riposta nel cuore di Dio, spinge a realizzare ogni forma di carità fraterna anticipando nel servizio l’incontro gioioso dell’ultimo giorno.

Ma, forse, dovremmo prima chiarire di quale venuta ci si parla. Si tratta dell’ora della morte? Si tratta della fine del mondo? Certamente, sono venute del Signore che Lui ha lasciato volutamente nell´incertezza per suscitare in noi un’attenzione costante. Ma, facendo un calcolo di probabilità, forse nessuno della nostra generazione sarà testimone di un cataclisma universale che metta fine all’esistenza della vita umana in questo pianeta. E, su quello che riguarda la morte, questa solamente succederà una volta e basta. Mentre ciò non accade, non ci sarà nessun’altra venuta più vicina di fronte alla quale converrà essere sempre preparati?

«Come passano gli anni! I mesi si riducono a settimane, le settimane a giorni, i giorni a ore e le ore a secondi…» (San Francesco di Sales). Ogni giorno, ogni ora, in ogni istante il Signore è vicino alla nostra vita. Attraverso le ispirazioni interne, attraverso le persone che ci circondano, i fatti che vanno succedendosi, il Signore bussa alla nostra porta e, come dice l’Apocalissi: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).