Chi è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande.

PRIMA LETTURA: Gb 1,6-22

Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!

SALMO: (Sal 16)

Tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.

Oppure:

Ascolta, Signore, sii attento al mio grido.

«In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.

Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».

Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Lc 9,46-50

Prima o poi, quando si porta una cosa nel cuore, la si fa uscire in un discorso. Così accade per i discepoli, tra i quali nasce una discussione che non è difficile immaginare abbastanza accesa perché riguarda il primato. Non ha vita lunga una comunità i cui membri sono in continua competizione per occupare il posto del più grande.

Oggi, dirigendosi a Gerusalemme verso la Passione, «sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande» (Lc 9,46). Ogni giorno i mezzi di comunicazione e anche le nostre conversazioni sono piene di commenti sull’importanza delle persone: degli altri e di noi stessi. Questa logica soltanto umana produce frequentemente il desiderio di trionfo, di essere riconosciuto, apprezzato, aggraziato e, la mancanza di pace, quando questi riconoscimenti non arrivano.

La risposta di Gesù a questi pensieri —E chissà anche commenti— dei discepoli ricorda lo stile degli antichi profeti. Prima delle parole ci sono i gesti. Gesù «prese un bambino, se lo mise vicino» (Lc 9,47). Dopo, arriva l’insegnamento: «Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande» (Lc 9,48). —Gesù perché facciamo tanta fatica ad accettare che questo non è un’utopia per la gente che non è implicata nel traffico di un lavoro intenso, nel quale non mancano i colpi degli uni contro gli altri, e che con la tua grazia, lo possiamo vivere tutti? Se lo facessimo avremmo più pace interiore e lavoreremo con più serenità e gioia.

L’ambizione conduce all’isolamento perché, nel detenere il potere «del primo», non possono esserci condivisioni. Gesù conosce bene la piega che prende il cuore incline all’egoismo e compie il gesto di prendere un bambino e porlo accanto a sé. È un gesto potente perché ci invita a riconoscerci in quel bambino che sta vicino al Signore, non per i suoi meriti ma per grazia. Così ci ricordiamo che la chiamata alla santità è universale ed è un dono offerto e un invito rivolto prima di tutto ai piccoli, cioè ai poveri e ai sofferenti che sanno di non bastare a sé stessi e di non essere autosufficienti, come lo è un bambino.

Dio ci chiama accanto a sé, a condividere con Lui la sua vita, non perché siamo meritevoli di lode ma perché abbiamo bisogno di aiuto e di amore. In questa scelta preferenziale per i poveri Dio si fa piccolo, anzi il più piccolo. Il Padre invia suo Figlio perché i poveri non siano abbandonati a loro stessi e non siano tentati dallo scoraggiamento o dal pensiero di essere puniti, ma sappiano che Egli li ama di un amore di predilezione ed è per loro sostegno sicuro. Dio sceglie quelli che tutti scartano, accoglie quelli che normalmente vengono emarginati, dà ascolto a coloro che di solito nessuno considera.

Il discepolo di Cristo diventa grande come il suo Maestro, e non il «più grande» estromettendolo dalla propria vita, quando, come Lui, rifugge i luoghi affollati dove si compete per un istante di gloria e di piacere effimero preferendo quelli abitati dalla solitudine e dalla sofferenza in cui gustare la vera gioia della solidarietà. Il cristiano sceglie gli amici non solo tra quelli con i quali condivide qualcosa o dai quali può trarre un vantaggio, ma soprattutto guardando con compassione la povertà e riconoscendo la vera umanità.

Chi scende tra i vicoli spesso oscuri dell’umanità ferita e li attraversa riconosce in tanti volti conosciuti quello di Cristo. Quando sceglie di amare e servire gli amici di Dio scopre che lui stesso è un povero e, in quanto tale, amico amato e servito da Gesù.

Questa attitudine è anche la fonte da dove sorge la gioia, vedendo come altri lavorano bene per Dio con uno stile diverso dal nostro, però sempre avvalendosi del nome di Gesù. I discepoli volevano impedirlo. Invece, il Maestro difende le altre persone. Nuovamente, il fatto di sentirci i figli piccoli di Dio ci facilita ad avere il cuore aperto verso tutti e credere nella pace, nella gioia e nel ringraziamento.