Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!
PRIMA LETTURA: Sir 17,20-28
Volgiti all’Altissimo e allontanati dall’ingiustizia.
SALMO (SAL 31)
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
“In quel tempo,
mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in
ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per
avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono?
Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non
commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora
tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla
mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse:
«Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai
un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro
in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è
difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I
discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro:
«Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un
cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma
Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio!
Perché tutto è possibile a Dio».”
Oggi, la liturgia ci presenta un vangelo sul quale è difficile rimanere indifferenti se viene affrontato con sincerità di cuore.
Nessuno può mettere in dubbio le buone intenzioni di quel giovane che si avvicinò a Gesù per porGli una domanda:
“Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10,17).
Per quello che ci riferisce Marco, è chiaro che quel cuore aveva bisogno di qualcos’altro, infatti è facile supporre che –buon israelita- conosceva bene la legge, ma dentro di lui c’era un’inquietudine, un bisogno di andare oltre e, quindi, chiede una spiegazione a Gesù.
Nella nostra vita cristiana, dobbiamo imparare a superare questa visione che riduce la fede a una mera questione di compimento. La nostra fede è molto di più. Si tratta di un impegno di cuore verso Qualcuno, che è Dio. Quando si mette il cuore in qualcosa, ci mettiamo anche la vita e, nel caso della fede, superiamo così il conformismo che sembra oggi condizionare l’esistenza di tanti credenti. Chi ama non si conforma con dare qualsiasi cosa. Chi ama cerca un rapporto personale, stretto, approfitta i dettagli e sa scoprire in tutto un’occasione per crescere nell’amore. Chi ama si dà.
In realtà, la risposta di Gesù alla domanda del giovane è una porta aperta alla donazione totale per amore:
“Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri (…), poi vieni e seguimi” (Mc 10,21).
Non si tratta di lasciare senza motivo. È un lasciare che è dare se stesso e un dare se stesso che è una genuina espressione dell’amore.
Apriamo, quindi, i nostri cuori all’amore-dono. Viviamo il nostro rapporto con Dio in questa chiave. Orare, servire, lavorare, superarsi, sacrificarsi… sono tutti modi di donarsi e pertanto cammini d’amore. Che il Signore trovi in noi non solo un cuore sincero, ma anche un cuore generoso e aperto alle esigenze dell’amore. Perché -con parole di Giovanni Paolo II- “l’amore che viene da Dio, amore tenero e sponsale, è fonte di esigenze profonde e radicali”.