Il battesimo di Giovanni da dove veniva?
PRIMA LETTURA: Nm 24,2-7. 15-17b
Una stella spunta da Giacobbe.
SALMO: (Sal 24)
Fammi conoscere, Signore, le tue vie.
Oppure:
Sei tu, Signore, la via della vita.
«In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».
Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Mt 21,23-27
“Con quale autorità fai queste cose?” (21,23).
Gesù conosce il cuore dei suoi interlocutori e sa che non c’è rettitudine, manca il desiderio sincero della verità. Per questo, dopo averli messi alla prova, preferisce non rispondere. Vorrebbe dire tante cose ma… sarebbe tempo perso. È facile leggere questa parola come una scena della vicenda biografica del Nazareno. Dobbiamo invece accoglierla come una provocazione.
Tante volte, infatti, anche noi poniamo a Dio delle domande, apparentemente nascono dal desiderio della verità, in realtà non abbiamo il coraggio di uscire dai nostri progetti, non siamo disposti a rinunciare alle nostre ragioni. A volte inganniamo anche noi stessi ma non possiamo raggirare Dio. Lui scruta il cuore e sa bene se siamo realmente disponibili a modificare il nostro modo di pensare e di agire, in obbedienza alla sua Parola. Per questo, non risponde. Il suo silenzio è un atto di carità. Dio è sempre pronto a dare la luce a quelli che la chiedono con umiltà e sono perciò pronti ad accoglierla con sincerità di cuore.
La chiusura dei farisei fa pensare all’atteggiamento di tanti credenti che si chiudono in un orizzonte limitato perché non cercano il bene nella sua interezza ma solo il benessere individuale. Anche se abbiamo Dio sulle labbra, nel cuore non c’è spazio per Lui. È l’ipocrisia che Gesù denuncia con le parole del profeta Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me” (Mt 15,8). Quand’è così, Dio non può aprire gli orizzonti né può immergerci in quella grande e bella storia che egli vuole realizzare.
Se vogliamo vivere la fede dobbiamo lasciarci sempre provocare dalla Parola di Dio e dalla testimonianza dei santi. Impegniamoci a vivere in una continua conversione. L’unico modo per non arrendersi al male è quello di stare dinanzi a Dio, anzi di permettere a Dio di entrare nella nostra vita quando e come vuole. Stare in ascolto non è mai tempo perso. La sua Parola, accolta con fede, fa della vita un kairós, un tempo di grazia. È questa la grazia che oggi chiediamo.