Se sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai.
PRIMA LETTURA: Sap 1,1-7
La sapienza è uno spirito che ama l’uomo. Lo spirito del Signore riempie la terra.
SALMO: (Sal 138)
Guidami, Signore, per una via di eternità.
«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
Lc 17,1-6
Oggi, il Vangelo ci parla di tre temi importanti.
In primo luogo, la nostra attitudine verso i bambini. Se in altre occasioni ci è stata elogiata l’infanzia, in questa ci si avverte del male che si può occasionargli. Il bambino deve essere molto rispettato, e guai a colui che lo inizi nel peccato! (cf. Lc 17,1). Gesù gli annuncia un castigo terribile e lo fa con una immagine molto eloquente. Imporre la pietra allo scandalizzatore e gettarlo in acqua esprime un terribile castigo. Gesù usa un linguaggio quasi di umor nero. Poveri noi se danneggiamo corrompendo i bambini! Poveri noi se li iniziamo nel peccato! Ci sono tanti modi per danneggiarli: mentire, ambizionare, trionfare ingiustamente, dedicarsi a mestieri che soddisfano la vanità…
In secondo luogo, il perdono. Gesù ci chiede di perdonare tante volte come sia necessario, e anche nello stesso giorno, se l’altro è pentito, anche se ci brucia l’anima: «se tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo, ma se si pentirà, perdonagli» (Lc 17,3). Il termometro della carità è la capacità di perdonare.
In terzo luogo la fede: più che una ricchezza dell’intendimento (in senso veramente umano), è uno “stato d’animo’’, frutto della esperienza di Dio, di poter agire contando con la sua fiducia. «la fede è l’inizio della vera vita», disse San Ignazio di Antioquia. Chi attua con fede ottiene opere sorprendenti, così lo esprime il Signore: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe» (Lc 17,6).
Gesù ricorda ai suoi discepoli che non sono vagabondi solitari ma appartengono alla comunità di pellegrini che puntano alla comunione di vita fraterna. Potremmo immaginare una cordata nella quale ognuno è legato all’altro da una fune per scalare la montagna. I peccati dei membri della comunità sono all’ordine del giorno, ma senza la giusta attenzione si possono causare gravi scandali che coinvolgono soprattutto i più fragili.
Gesù è molto severo verso coloro che sono superficiali e indulgenti con sé stessi non rendendosi conto del grave danno arrecato con il loro modo di fare. Bisogna essere sempre vigili su sé stessi, innanzitutto. Uno degli scandali più drammatici è la rigidità nel giudizio. Ho ascoltato un intervento di una signora ad una radio sedicente cattolica che disprezzava il Concilio Vaticano II e demonizzava i Pontefici che, a suo dire, avevano tradito la purezza della fede cristiana per entrare in dialogo col mondo. Quanto scandalo ha arrecato questa donna a coloro che l’hanno ascoltata.
Lei, che parlava della necessità di essere in Grazia di Dio per accostarsi alla comunione, si è posta fuori della Chiesa inducendo all’errore altre persone (speriamo nessuna). Per lei valgono le dure parola di Gesù il cui insegnamento sul perdono è invece mirabilmente tradotto nel magistero della Chiesa e nella sua opera di accoglienza di tutti i suoi figli che chiedono misericordia.
Chi chiede perdono, anche se ripetutamente, lo fa perché è consapevole della sua fragilità ma crede nella misericordia di Dio e confida nella benevolenza dei fratelli. Se lui non si stanca di chiedere perdono, perché dovrei stancarmi di dare a lui ciò che Dio non mi rifiuta mai? Perdonare vuol dire rimanere sempre sulla strada che porta alla comunione.
Essa è l’unica sicura perché su di essa troviamo il Signore. Altre strade ci porteranno lontano dalla vita vera. Hanno ragione gli apostoli a domandare una fede più grande perché solo con il dono di Dio possiamo riconoscerci bisognosi della sua misericordia e possiamo rinsaldare i nostri legami fraterni offrendo la riconciliazione.