La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
PRIMA LETTURA: Esd 1,1-6
Chiunque appartiene al popolo del Signore, salga a Gerusalemme e costruisca il tempio del Signore.
SALMO (Sal 125)
Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
“In quel tempo,
Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la
mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la
luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia
conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi
non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».”
Lc 8,16-18
“Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso”.
La luce è fatta per risplendere e illuminare, permette di dare un volto e un nome a persone e cose. Non ha senso nascondere la luce. Quello che appare stupido nella vita ordinaria purtroppo accade nell’esperienza di fede.
Il buon Dio non si è accontentato di creare la vita ma ha voluto dare anche la sua Parola come lampada per orientare i passi dell’umanità (Sal 118,105). Questa Parola, scrive l’apostolo, è come
“lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino” (2Pt 1,19).
Grazie alla luce di Dio, possiamo evitare di inseguire illusioni o di dare credito a quelle luci ingannevoli fabbricate dagli uomini. E invece… questa luce resta in gran parte nascosta. I cristiani hanno una grave responsabilità perché essi sanno – o dovrebbero sapere – senza la luce di Dio il mondo resta nelle tenebre.
Se abbiamo compreso che “Dio è luce” (1Gv 1,5), allora dobbiamo fare di tutto – di tutto! – perché questa luce possa risplendere. Gesù chiama i discepoli “figli della luce” (Gv 12,36). E così pure l’apostolo Paolo (Ef 5,8).
Un’espressione significativa e impegnativa: la luce non è qualcosa ma s’identifica con il nostro essere. La nostra vita deve diventare luce Non basta evidentemente annunciare il Vangelo a parole con grande determinazione e usando i mezzi più adatti. Occorre accompagnare la parola con la testimoniare. E invece non raramente finiamo per soffocare la carità nei piccoli e grandi eventi della vita quotidiana. Chi agisce in questo modo, che lo sappia o no, nasconde la luce, impedisce alla Parola di Dio di rischiarare i passi dei fratelli.
La responsabilità dei battezzati è tanto più grave in un’epoca in cui il Potere culturale cerca a tutti i costi di soffocare la Parola.
Il nostro impegno assume talvolta la forma di una lotta, non cercata ma inevitabile. Non basta la buona volontà, abbiamo bisogno di quel coraggio che può nasce solo dall’amore per il Signore e dalla certezza che il Vangelo è un bene assolutamente necessario.