Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio… Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.
PRIMA LETTURA: 1Cor 2,1-5
Vi annunciai Cristo crocifisso.
SALMO: (Sal 118)
Quanto amo la tua legge, Signore!
«In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino».
Lc 4,16-30
È una giornata strana quella descritta dalla pagina del Vangelo di oggi. Gesù è tornato a casa, e in giorno di sabato entra nella Sinagoga. Nell’andare a leggere, gli capita un rotolo del libro del profeta Isaia che parla proprio del Messia. In quel sabato, i suoi compaesani assistono a uno dei miracoli più strani di tutto il Vangelo.
Gesù legge ad alta voce una profezia di cui Egli stesso ne è il compimento. Ma la reazione della gente è contrastante. Si fa sempre fatica ad arrendersi a un’evidenza, soprattutto quando quest’evidenza mette in discussione tutto quello che per anni hai creduto di qualcosa e di qualcuno. Ma Gesù non si lascia ferire dalle critiche, ma rilancia in maniera seria la questione dicendo parole durissime e incontestabili:
«Nessun profeta è bene accetto in patria.
Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
Sembra quasi voler dire:
“da sempre Dio per mostrarsi come Dio lo fa con i lontani perché sembra che i vicini siano troppo miopi per accorgersi di Lui”.
La reazione non si fa attendere:
“All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò”.
È duro da digerire il ragionamento di Gesù, ma effettivamente certe volte pensiamo di meritare talmente tanto la grazia di Dio da avere un atteggiamento così presuntuoso e saccente da non riuscire più a vedere la verità delle cose.
In questo senso solo l’umiltà ci colloca in maniera giusta davanti al Mistero e alla verità di Gesù. La mancanza di umiltà la si misura dal grado di violenza che usiamo nel sostenere le nostre ragioni.