Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.
PRIMA LETTURA: 1Tm 2,1-8
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio, il quale vuole che tutti gli uomini sono salvati.
SALMO (Sal 27)
Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.
“In quel tempo,
Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che
stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione
l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni
anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro,
giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda
quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a
costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il
centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono
degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono
ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito.
Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di
me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro:
“Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed
egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva,
disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E
gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.”
Lc 7,1-10
Una serie di relazioni, che possono avere del sorprendente, si intrecciano nell’episodio che ci propone la liturgia odierna. Si narra di un miracolo di Gesù; uno dei tanti, potremmo dire. Eppure in esso troviamo qualcosa di diverso, di speciale. Non possiamo dimenticare che Gesù, comunque opera sempre nel rispetto di chi gli sta davanti; ogni suo gesto, ogni parola assume significati che risuonano sempre in modo personale.
Oggi, il centro è nella figura del centurione, pagano e romano che però è ben voluto dal popolo; è lui che ha fatto costruire la sinagoga. Il rispetto della religione altrui e la sua bontà di cuore sono apprezzati da tutti. Non sorprende allora che egli stesso si preoccupi seriamente della salute di un suo servo. Ancora un tratto che mostra come questo soldato sappia vivere, nel rispetto altrui e nell’amore, il suo posto di responsabilità. Gesù è ben consapevole di questo quando lo incontra. Le buone qualità di quell’uomo si esprimono, però totalmente proprio nell’incontro con il Signore.
Incontro di fede, come ammetterà lo stesso Gesù; fede vera e vissuta. Fede vera perché il centurione si affida completamente a Gesù; è una fede si affida pienamente in quello che Gesù avrebbe potuto fare. Fede vissuta veramente come dimostra l’atteggiamento del centurione stesso. Si pone davanti a Gesù in modo umile, riconoscendo la sua potenza ed il proprio essere limitato.
Potremo chiederci: quanto in realtà fosse consapevole questa fede. Il centurione proviene da un’altra religiosità, completamente diversa. Il dubbio se il centurione sia pienamente consapevole della messianicità divina di Gesù Cristo è legittimo. Il suo interesse per la costruzione della sinagoga è stato solo un atto di cortesia o il centurione, anche in questo, ha dimostrato un interesse per la ricerca della religione vera?
Non conosciamo la risposta a questa domanda.
Gesù l’avrà letta nel cuore… o forse non era interessato a questo. Egli ha visto una sincerità piena, una umiltà e disposizione ad accogliere la sua salvezza e su questa fede ha operato il miracolo. Poniamoci anche noi in questo atteggiamento di umiltà che si dimostra nell’amore e nel rispetto altrui e vedremo anche noi miracoli veri.