Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.
PRIMA LETTURA: Col 1,24 – 2,3
Sono diventato ministro della Chiesa per portare a compimento il mistero nascosto da secoli.
SALMO (Sal 61)
In Dio riposa è la mia salvezza e la mia gloria.
“Un sabato Gesù
entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano
destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo
guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano
paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in
mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del
bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti
intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu
guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello
che avrebbero potuto fare a Gesù.”
Lc 6,6-11
“C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata” (6,6).
Ad una prima lettura sembra un episodio di guarigione. Uno dei tanti. Non è così. È necessario anzitutto segnalare il contesto: non avviene in mezzo ad una folla che guarda con stupore l’opera di Gesù, la scena è ambientata nella sinagoga. Era sabato e possiamo dunque immaginare quanta gente sia presente quel giorno. E tuttavia, l’evangelista non fa alcun accenno ai presenti, neppure al termine del racconto. Si limita a parlare degli scribi e farisei, presenti non per ascoltare l’antica parola ma unicamente per osservare Gesù e sperare in un suo ulteriore passo falso. Il loro sguardo non è solo scettico ma preventivamente, anzi dichiaratamente ostile. A loro concede l’ultima parola che annuncia una lotta senza quartiere (6,11).
Tante volte capita anche a noi di vivere in un contesto nient’affatto favorevole, ci sentiamo osservati e criticati. Qualche volta anche minacciati. In questi casi, nel tentativo di difenderci dai conflitti, siamo tentati di metterci in un angolo per non dare fastidio ed evitare di aprire o alimentare nuove polemiche. Anche Gesù avrebbe potuto agire in questo modo. Sarebbe vissuto più a lungo. L’evangelista invece, dopo aver descritto l’ambiente in cui si svolge il racconto (6,6), punta i riflettori su Gesù e mostra come il Figlio di Dio abbia deciso di restare fedele a se stesso, cioè alla missione che ha ricevuto dal Padre. Pur sapendo di essere osservato e pur conoscendo le intenzioni ostili dei suoi avversari, sceglie di intervenire e di guarire un uomo che ha la mano paralizzata.
Non è un ingenuo, sa bene che questo gesto riaccende le polemiche e lo fa apparire agli occhi dei farisei come uno che non conosce o non osserva la legge. Gesù sa bene tutto questo ma non si ritira.
Ci pare una forte provocazione contro quella sempre più diffusa tentazione di arretrare quando ci accorgiamo che le condizioni ambientali non sono favorevoli.
Il Signore avrebbe potuto rinunciare alla carità ed aprire un tavolo di confronto alla ricerca di una soluzione condivisa. Sceglie invece di entrare in gioco con tutto il peso della sua autorità. E salva un uomo.