Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.

PRIMA LETTURA: 2Re 19,9b-11.14-21.31-35a.36

Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo.

SALMO: (Sal 47)

Dio ha fondato la sua città per sempre.

Oppure:

Forte, Signore, è il tuo amore per noi.

«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Mt 7,6.12-14

Riprendiamo con questo brano a seguire il discorso della montagna, in cui Gesù si rivolge ai discepoli e a una grande folla e riprende la legge dei profeti, presentando l’essenziale dei precetti morali che sono fondamento dell’alleanza nuova.

La nuova legge non viene per sostituire gli antichi precetti, ma al contrario per impreziosirli e completarli con un’interpretazione nuova del piano di salvezza di Dio per le nostre vite, di cui Gesù, nel suo rapporto filiale con Dio, ci fa da esempio e guida. Dio si presenta nel Nuovo Testamento nella relazione intima di un Padre con i suoi figli e ci insegna, tramite Gesù, che è proprio la chiave relazionale la novità proposta nella Nuova Alleanza.

I comandamenti e le norme non sono più un problema esterno a noi come precetti da seguire, ma diventano nelle parole di Gesù un problema di relazione: fare agli altri quello che desideriamo loro facciano a noi. Dio ha un piano di felicità per la nostra vita che Gesù ci invita ad approfondire, per arrivare a capire quale sia l’interpretazione corretta dei precetti e per applicarli così nella nostra relazione con gli altri.

Stare con gli altri e per gli altri all’interno della comunità non significa però un invito all’omologazione. Ecco che Gesù ci invita alla ricerca della porta stretta, non della porta spaziosa da cui passano in molti.

Gesù ci invita quindi a cercare la nostra identità di credenti, ad approfondire la preziosità del dono che ci ha fatto con la nostra vita. Ad intraprendere un cammino di unicità verso la salvezza.

Quando si ama c’è una domanda che non può essere mai elusa: «Cosa è bene che faccia?». Questo interrogativo inaugura il sano discernimento necessario prima di prendere delle decisioni e di metterle in pratica. Infatti, non dobbiamo fidarci molto del nostro intuito che facilmente può essere frainteso con la voce dell’orgoglio. Gesù indica nella porta stretta da attraversare il processo di discernimento grazie al quale le intenzioni iniziali possono realizzarsi dopo essere state vagliate dal ragionamento. Esso poi a sua volta si deve ispirare al principio enunciato da Gesù secondo il quale il bene da fare si individua a partire dai bisogni reali e non dagli ideali.

Vana sarebbe una fede fervorosa ma disincarnata perché ai tanti sforzi farebbero seguito molte delusioni ed esse hanno la forza di far morire gli entusiasmi. La fede non può essere un fuoco di paglia che si accende e divampa in breve tempo ma subito si consuma e si spegne. Al contrario essa assomiglia alla fiamma di una candela che, sebbene flebile, consente di fare piccoli passi ma nella giusta direzione per uscire dal buio. Dunque, è espresso un chiaro no all’attivismo fine a sé stesso che ha solo la parvenza di servizio ma che in realtà è una forma malcelata di orgoglio.

Gesù ci mette in guardia dal pericolo di lasciarci prendere dalla paura incontrando resistenze e ostacoli nella missione. Anche quando ci ritroviamo soli, e molti di quelli che si dichiaravano amici ci voltano le spalle, dobbiamo ricordare di seguire la voce della coscienza che, educata al discernimento dall’ascolto della Parola di Dio, indica sempre la via giusta anche se appare ai nostri occhi in salita e deserta. La via giusta non è necessariamente quella affollata e il consenso della maggioranza non può essere un criterio di verità. La nostra consolazione e la certa speranza consistono nell’incontro con Cristo che ha percorso da solo la via della croce aiutato solo dal Cireneo e giudicato dai più. Solo la via della Croce, benché stretta e angusta, conduce alla vita vera.