Avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono.
PRIMA LETTURA: Nm 21,4-9
Il nostro Dio viene a salvarci.
SALMO (SAL 101)
Signore, ascolta la mia preghiera.
“In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.”
Oggi, V martedì di Quaresima, a una settimana dalla
contemplazione della Passione del Signore, Lui ci invita ad osservarlo
anticipatamente redimendoci dalla Croce: «Gesù
Cristo è il nostro Pontefice, il Suo corpo prezioso è il nostro sacrificio che
Lui offrì sull’ara della Croce per la salvezza di tutti gli uomini» (San Giovanni Fisher).
«Quando avrete innalzato il Figlio
dell’uomo…» (Gv 8,28). Infatti, Cristo Crocifisso, -Cristo “innalzato” è il grande, definitivo
segno d’amore del Padre verso l’umanità cadente. Le sue braccia aperte, distese
tra il cielo e la terra, tracciano il segno incancellabile della Sua amicizia
con noi uomini. Al contemplarlo così, alzato davanti al nostro sguardo
peccatore, «sapremo che è Lui» (Gv 8,28),
e allora, come quei giudei che l’ascoltavano, anche noi crederemo in Lui.
Solo l’amicizia di chi è familiarizzato con la Croce può offrirci la
connaturalità per addentrarsi nel Cuore del Redentore. Pretendere un Vangelo
senza Croce, spoglio del senso cristiano della mortificazione, o contagiato
dall’ambiente pagano e naturalista che ci impedisce di capire il valore
redentore della sofferenza, ci metterebbe nella terribile possibilità di
ascoltare dalle labbra di Cristo: «Dopo
tutto, non vale la pena di continuare a parlarci».
Che il nostro sguardo alla Croce, uno sguardo sereno e contemplativo, sia una
domanda al Crocifisso che, senza suoni di parole Gli dica: «Tu, chi sei?» (Gv 8,25). Egli ci risponderà che è «il Cammino, la Verità e la Vita» (Gv 14,6),
la Vite, alla quale se non siamo uniti, poveri tralci, non possiamo dare
frutto, perché solo Lui ha parole di vita eterna. E così, se non crediamo che `Lui è´, moriremo per i nostri peccati.
Vivremo tuttavia, e vivremo, già in questa terra, vita Celestiale, se impariamo
da Lui la gioiosa certezza che il Padre è con noi, che non ci lascia soli. Così
imiteremo il Figlio, facendo sempre quello che compiace al Padre.