Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.

PRIMA LETTURA: Col 2,6-15

Con Cristo Dio ha dato vita anche a voi, perdonandoci tutte le colpe.

SALMO (Sal 144)

Buono è il Signore verso tutti.
Oppure:
Il Signore è grande nell’amore.

“In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. 
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.”

Lc 6,12-19

“Passò tutta la notte pregando Dio” (6,12).

Nella storia della salvezza i giorni non sono tutti uguali. Ogni giorno è avvolto dalla presenza di Dio ma vi sono giorni che hanno un particolare valore nella mappa salvifica nei quali la luce di Dio risplende con maggiore intensità. Il giorno che descrive l’evangelista appartiene a questa categoria. È una tappa importante nel cammino della Rivelazione: Gesù sceglie i Dodici, i primi amici e collaboratori, il nucleo essenziale della Chiesa.

Luca descrive questo evento con particolare accuratezza, sceglie con attenzione ogni parola per definire la cornice teologica dell’episodio.

Il primo passaggio è quello della preghiera.

Gesù si allontana da tutti e sale sul monte, cioè entra nell’intimità d Dio. Resta in preghiera tutta la notte.

Un particolare non irrilevante: la notte è il tempo privilegiato della preghiera. Possiamo anche cogliere una suggestiva provocazione: chi vuole pregare, deve avere il coraggio di entrare nella notte. L’abitudine porta a pensare che la preghiera è lo spazio in cui Dio dona luce. Ed è vero.

Ma la sua luce risplende maggiormente quando siamo immersi nell’oscurità. La notte è lo spazio in cui l’uomo non può muoversi a suo piacimento perché non vede e non sa dove mettere i piedi. Non potendo far nulla, lasciamo a Dio tutta la libertà di agire.

Ed ecco che la preghiera ci fa entrare nella luce:

“Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici” (6,13).

La luce del nuovo giorno non solo avvolge la creazione ma rischiara il cuore, ci fa vedere più chiaramente ciò che deve essere fatto. Il desiderio della preghiera ci fa entrare nello spazio di Dio; l’esperienza della preghiera ci fa ritornare nella storia quotidiana. Quel giorno Gesù sceglie i Dodici, quelli che avrebbero dovuto condividere la missione, li chiamò presso di sé, li fece salire sul monte. E solo dopo, insieme a loro, scende a valle per seminare parole di luce (6,17).

Questo Vangelo riguarda tutti ma descrive in modo speciale l’itinerario di formazione alla vita sacerdotale.