Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
PRIMA LETTURA: Eb 5,7-9
Imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza eterna.
SALMO: (Sal 30)
Salvami, Signore, per la tua misericordia.
SEQUENZA
[Addolorata, in pianto [Stabat Mater dolorósa
la Madre sta presso la Croce iuxta crucem lacrimósa,
da cui pende il Figlio. dum pendebat fílius.
Immersa in angoscia mortale Cuius ánimam geméntem,
geme nell’intimo del cuore contristátam et doléntem
trafitto da spada. pertransívit gládius.
Quanto grande è il dolore O quam tristis et afflícta
della benedetta fra le donne, fuit illa benedícta
Madre dell’Unigenito! Mater Unigéniti!
Piange la Madre pietosa Quae maerébat et dolébat,
contemplando le piaghe pia Mater, dum vidébat
del divino suo Figlio. Nati poenas íncliti!
Chi può trattenersi dal pianto Quis est homo, qui non fleret,
davanti alla Madre di Cristo Matrem Christi si vidéret
in tanto tormento? in tanto supplício?
Chi può non provare dolore Quis non posset contristári,
davanti alla Madre Christi Matrem contemplári
che porta la morte del Figlio? doléntem cum filio?
Per i peccati del popolo suo Pro peccátis suae gentis
ella vede Gesù nei tormenti vidit Iesum in torméntis
del duro supplizio. et flagéllis subditùm.
Per noi ella vede morire Vidit suum dulcem natum
il dolce suo Figlio, moriéndo desolátum,
solo, nell’ultima ora. dum emísit spíritum.
O Madre, sorgente di amore, Eia Mater, fons amóris,
fa’ ch’io viva il tuo martirio, me sentíre vim dolóris
fa’ ch’io pianga le tue lacrime. fac, ut tecum lúgeam!
Fa’ che arda il mio cuore Fac, ut árdeat cor meum
nell’amare il Cristo-Dio, in amándo Christum Deum,
per essergli gradito.] ut sibi compláceam.]
Ti prego, Madre santa: Sancta Mater, istud agas,
siano impresse nel mio cuore crucifíxi fige plagas
le piaghe del tuo Figlio. cordi meo válide.
Uniscimi al tuo dolore Tui nati vulneráti,
per il Figlio tuo divino tam dignáti pro me pati,
che per me ha voluto patire. poenas mecum dívide.
Con te lascia ch’io pianga Fac me vere tecum flére,
il Cristo crocifisso crucifíxo condolére
finché avrò vita. donec ego víxero.
Restarti sempre vicino Iuxta crucem tecum stare
piangendo sotto la croce: et me tibi sociáre
questo desidero. in planctu desídero.
O Vergine, santa tra le vergini, Virgo virginum praeclára,
non respingere la mia preghiera, mihi iam non sis amára:
e accogli il mio pianto di figlio. fac me tecum plángere.
Fammi portare la morte di Cristo, Fac, ut portem Christi mortem,
partecipare ai suoi patimenti, passiónis fac consórtem,
adorare le sue piaghe sante. et plagas recólere.
Ferisci il mio cuore con le sue ferite, Fac me plagis vulnerári,
stringimi alla sua croce, fac me Cruce inebriári
inèbriami del suo sangue. et cruóre Fílii.
Nel suo ritorno glorioso Flammis ne urar succénsus,
rimani, o Madre, al mio fianco, per te, Virgo, sim defénsus
salvami dall’eterno abbandono. in die iudícii.
O Cristo, nell’ora del mio passaggio Christe, cum sit hinc exíre,
fa’ che, per mano a tua Madre, da per matrem me venire
io giunga alla mèta gloriosa. ad palmam victóriae.
Quando la morte dissolve il mio corpo Quando corpus moriétur,
aprimi, Signore, le porte del cielo, fac, ut animae donétur
accoglimi nel tuo regno di gloria. paradísi glória.
«In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé».
Gv 19,25-27
“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala “.
“Stare presso la croce “è complesso.
La croce, umanamente, è sinonimo di sofferenza, di tristezza.
Tutti siamo, spontaneamente, spinti a scappare.
È naturale.
È invece evangelico, è invece da cristiani, non fuggire ma “restare “, nella certezza, che ci dona la fede, che la croce non è una maledizione ma è il modo di esprimere totalmente il proprio amore, è l’aver compreso e sperimentato che per vivere il tutto “di Cristo (la Risurrezione) bisogna passare attraverso il “come “di Cristo (la Croce).
Un grande aiuto a non cedere dinanzi alla croce può darcelo Maria, che, nell’infinito dolore che sta provando, sta lì non si muove.
In quel momento Cristo ci viene in aiuto: ci affida alla Madre.
E sì, perché quando il Signore, morente, dice a Maria e al “discepolo che amava “: ecco tuo figlio, ecco tua madre, fa un atto di affidamento della Madonna a ciascuno di noi.
Quel “discepolo che lui amava “sono io, sei tu, perché Cristo ha amato ed ama ogni uomo e per la Redenzione e la Salvezza di ciascuno è morto in Croce ed è poi Risorto per dimostrare che la morte non ha l’ultima parola.
Ci sta dicendo, con quel gesto: la croce va affrontata, va attraversata, non fuggita, perché solo essa conduce alla Resurrezione.
Affidati a Maria e, grazie alla sua intercessione, riuscirai in ciò che sembra umanamente impossibile.
E, allora, non spaventiamoci, ma abbandoniamoci a Maria, facciamo nostro il suo agire, e, sul suo esempio, riusciremo a “stare “nelle nostre croci e ad “attraversarle “.