Il regno di Dio è in mezzo a voi.
PRIMA LETTURA: Fm 7-20
Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.
SALMO: (Sal 145)
Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe.
Oppure:
Per tutta la vita loderò il Signore.
«In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete.
Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».
Lc 17,20-25
“Quando verrà il regno di Dio?” (17,20).
La domanda dei farisei fa riferimento alla manifestazione messianica ma possiamo leggerla anche in una prospettiva più personale. Gesù ci ha invitato a chiedere che si compia la volontà di Dio.
Per essere coerenti dovremmo anche – e con grande determinazione – cercare la volontà di Dio. Le vie di Dio non sempre passano per quelle che l’uomo attende. Gesù risponde ai farisei che Dio non ama troppo la pubblicità, preferisce compiere le sue grandi opere attraverso i sentieri meno appariscenti. Il Vangelo ricorda che il Regno è già presente (17,21), lo Spirito Santo sta già scrivendo pagine inedite di quella storia che il Padre celeste realizza lungo tutti i secoli.
Il Vangelo annuncia che anche la croce appartiene alla storia di salvezza: “Ma prima è necessario [deî] che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione” (17,25). Non sono parole rassicuranti. Anzi, il verbo déōfa pensare ad un passaggio obbligato, qualcosa che non possiamo né dobbiamo evitare.
La prospettiva evangelica è molto diversa dai nostri progetti di vita. Forse è per questo che perdiamo l’appuntamento con Dio. Non lo cerchiamo dove Lui si nasconde. E spesso ascoltiamo solo quello che ci piace. Sant’Agostino ammonisce i credenti: “Servo tuo più fedele è quello che non mira a udire da te ciò che vuole, ma volere piuttosto ciò che ode da te” (Confessioni X, 26, 37).
Se non sappiamo smorzare le mille voci del mondo, e quelle ancora più rumorose che si agitano dentro di noi, non riusciremo a fare spazio alla Parola di Dio. In questo caso la fede si ferma alla religiosità ma non diventa mai incontro e alleanza con Gesù Cristo.
Se vogliamo partecipare attivamente alla storia di Dio, dobbiamo imparare l’arte del discernimento, individuare e custodire spazi di silenzio, dare all’ascolto della Parola uno spazio adeguato. Ma dobbiamo soprattutto metter da parte le nostre attese umane e chiedere la grazia di cercare e compiere con amore la volontà di Dio, sapendo che il Regno passa anche attraverso la nostra esistenza.