I loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
PRIMA LETTURA: Es 23,20-23a
Mando un angelo davanti a te.
SALMO (Sal. 90)
Darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie.
“In quel momento i
discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno
dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io
vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete
nel regno dei cieli.
Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel
regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome,
accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i
loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».”
Mt 18,1-5.10
Oggi, il Vangelo ci svela nuovamente il cuore di Dio. Ci
fa capire con quali sentimenti il Padre del cielo attua in relazione ai suoi
figli. Il richiamo più fervoroso è per i più piccoli, quelli ai quali nessuno
presta attenzione, quelli che non giungono al luogo dove tutti arrivano.
Sapevamo che il Padre, come Padre nella sua bontà, ha predilezione per i figli
più piccoli, ma oggi ci rendiamo conto di un’altro desiderio del Padre, che si
converte in un obbligo per noi: «se non vi convertirete e non diventerete
come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli» (Mt 18,3).
Quindi, ci rendiamo conto che il Padre valuta non tanto “essere piccoli”, ma “farsi
piccoli”.
«Chiunque diventerà piccolo (…), sarà il più grande nel Regno dei Cieli» (Mt 18,4).
Per questo, possiamo capire qual’è la nostra
responsabilità in quest’azione di impiccolirsi. Non si tratta tanto del fatto
di essere stato creato piccolo o semplice, con più o meno limitazioni o con più
o meno capacità, come di saper prescindere dell’eventuale grandezza di ognuno
di noi per rimanere all’altezza dei più umili e semplici. La vera importanza
per ognuno di noi risiede nel rassomigliarsi ad uno di questi piccoli che Gesù
stesso presenta in tutta la sua sembianza.
Finalmente, il Vangelo rafforza ancora di più la lezione di oggi. Ci sono, e
molto vicino a noi!, dei “piccoli” che con frequenza vediamo
più abbandonati di altri: quelli che sono come pecore smarrite; il Padre li
cerca e, quando li trova, si compiace perché può farli rientrare “all’ovile”
per non perderli più. Forse, se identificassimo questi “piccoli” che ci
circondano come pecore che il Padre cerca e ricupera, piuttosto che come pecore
smarrite, saremmo preparati per vedere più frequentemente e più da vicino il
volto di Dio.
Come dice san Asterio di Amasea: «La parabola della pecora smarrita ed il pastore, ci insegna che non dobbiamo diffidare frettolosamente degli uomini, ne venir meno nell’aiutare quelli che si trovano in rischio».