Abbiamo trovato il Messia.

PRIMA LETTURA: 1Gv 3,7-10

Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato.

SALMO: (Sal 97)

Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore.

Oppure:

Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

«In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che tradotto, significa maestro – dove dimori?».

Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro».

Gv 1,35-42

Ci sono incontri che cambiano la vita e l’ora in cui avviene segna uno spartiacque nella propria storia. Così è avvenuto per i primi discepoli di Gesù nel momento in cui, spinti dal loro maestro, hanno scelto di seguirlo senza sapere dove dimorasse. La parola del Battista ha acceso in loro un desiderio di ricerca.

In fondo, il compito del profeta non era quello di creare un suo circolo di seguaci ma di preparare i suoi discepoli a frequentare la scuola del Maestro dal quale lui stesso aveva appreso la sapienza. Dal loro maestro hanno acquisito la sapienza dell’umiltà per la quale essi camminano dietro colui che scelgono come loro guida.

L’umiltà è la condizione di base perché l’incontro diventi dialogo e il confronto sia un’esperienza che segna profondamente la propria vita. Umiltà, intesa come consapevolezza della propria condizione di discente, non significa passività o indolenza. Al contrario, essa è quella forza che permette di fare scelte importanti come quella di impegnarsi ad amare senza calcoli d’interesse o pretese.

Gesù sente i passi dietro di Lui. Si gira e fissa lo sguardo su quelli che lo seguono. Gli sguardi si incrociano tra Gesù e quegli uomini semplici. Questi rimangono affascinati. Quello sguardo rimuove i loro cuori e sentono il desiderio di restare con Lui: «Dove abiti?» (Gv 1,38), gli chiedono. «Venite e vedrete» (Gv 1,39), risponde Gesù. Li invita ad andare con Lui e a guardare, a contemplare.

Vanno, e lo contemplano ascoltandolo. Vivono con Lui quell’imbrunire, quella notte. È l’ora per l’intimità e le confidenze. È l’ora dell’amore condiviso. Rimangono con Lui fino al giorno dopo, quando sorge il sole sul mondo.

Accesi con la fiamma di quel «sole che viene dall’alto, per illuminare quelli che stanno nelle tenebre» (cf. Lc 1,78-79), vanno a irradiarlo. Infervoriti, sentono la necessità di comunicare quello che hanno visto e vissuto ai primi che trovano per strada, «Abbiamo trovato il Messia!» (Gv 1,41). Anche i santi hanno fatto così. San Francesco, ferito d’amore, andava per le strade e le piazze, i villaggi e le foreste urlando: “L’Amore non è amato”.

Così Andrea e l’altro discepolo si lasciano guidare dalla voce interiore dell’umiltà scegliendo Gesù come la loro Guida e Maestro. Essi guardano Gesù con gli stessi occhi di Giovanni Battista e in essi nasce il desiderio di conoscerlo di più, per questo lo seguono. Interpellati da lui i due discepoli gli esprimono il desiderio di sapere dove dimora e vengono esauditi. Non sappiamo cosa videro, ma apprendiamo dalla testimonianza di uno dei due che essi decisero di rimanere con lui, confermando quanto il cuore suggeriva loro. Inizia così l’amicizia con Gesù.

Inizia con tutta la carica di entusiasmo che caratterizza una scoperta e la consapevolezza di trovarsi davanti ad una occasione di cambiamento da non perdere. Questo racconto ci invita a riflettere sul nostro rapporto con Gesù e se possiamo definirlo di vera amicizia. Lui ci passa accanto con la delicatezza di chi non vuole imporsi ma crea le occasioni perché possiamo accorgerci di lui e coglierle per intessere un rapporto di amicizia.

L’essenza della vita cristiana è lasciarsi guardare da Gesù, andare e vedere dove abita, stare con Lui e condividere. E, dopo, annunciarlo. Questo è il cammino e il processo che hanno seguito i discepoli e i santi. È il nostro cammino.