Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.

PRIMA LETTURA: 1Re 18,20-39

Questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!

SALMO: (Sal 15)

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.

In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.

Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Mt 5,17-19

Non sorprende pensare che qualcuno, al tempo di Gesù, possa averlo etichettato come rivoluzionario. In fondo ciò che annunciava alle genti, il suo modo di incontrarle, era qualcosa di nuovo e inaspettato.

Eppure Gesù non vive fuori dal mondo e dal suo tempo, ma anzi è cresciuto proprio secondo i precetti dell’Antico Testamento che alcuni temono sia venuto a sovvertire. Gli insegnamenti della Legge sono buoni e utili: Gesù non vuole eliminarli, ma piuttosto vuole liberarci dalla schiavitù della norma, da una vita basata su riti svuotati di senso e regole seguite ciecamente, e in nome delle quali ci si sente in diritto di giudicare gli altri.

Oggi, ascoltiamo dal Signore: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Nel Vangelo di oggi, Gesù insegna che l’Antico Testamento forma parte della Rivelazione divina: Dio inizialmente si diede a conoscere agli uomini per mezzo dei profeti. Il popolo eletto si riuniva ogni sabato nella Sinagoga per ascoltare la Parola di Dio. Così come ogni bravo israelita conosceva le Scritture e le metteva in pratica.

In Gesù abbiamo la pienezza della Rivelazione. Egli è il Verbo, la Parola di Dio, che si è fatto uomo (cf. Gv 1,14), che viene a noi per farci conoscere chi è Dio e quanto ci ama. Dio attende dall’uomo una risposta d’amore, manifestata nell’osservanza dei suoi insegnamenti: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15).

Del testo del Vangelo di oggi troviamo una buona spiegazione nella Prima lettera di San Giovanni: «In questo (…) consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi» (1Gv 5,3). Osservare i comandamenti di Dio, garantisce che lo amiamo con opere e davvero. L’amore non è solo un sentimento, ma esige – allo stesso tempo- opere, opere d’amore, vivere il doppio precetto della carità.

Gesù ci insegna la malignità dello scandalo; «Chi (…) trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli» (Mt 5,19). Perché, come dice San Giovanni- «Chi dice «lo conosco» e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è verità» (1Gv 2,4).

Contemporaneamente, Gesù insegna l’importanza del buon esempio: «Chi (…) li osserverà e li insegnerà sarà considerato grande nel regno dei cieli» (Mt 5,19). Il buon esempio costituisce il primo elemento dell’apostolato cristiano.