Dai loro frutti li riconoscerete.
PRIMA LETTURA: 2Re 22,8-13; 23,1-3
Il re lesse alla presenza del popolo tutte le parole del libro dell’alleanza, trovato nel tempio del Signore e concluse l’alleanza davanti al Signore.
SALMO: (Sal 118)
Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti.
«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.
Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».
Mt 7,15-20
Per giungere in un luogo a noi sconosciuto abbiamo bisogno di qualcuno che ci indichi la strada, per riuscire in una impresa nella quale non ci siamo mai cimentati abbiamo bisogno di qualcuno che ci insegni come fare. Nella vita sperimentiamo sin dai primi istanti che non potremmo vivere se non fossimo aiutati da chi si prende cura di noi.
Questo non vale solo per la vita biologica ma è una verità che abbraccia tutta l’esistenza e coinvolge ogni suo ambito. Il profeta è colui o colei che si affianca nel cammino di crescita di ciascuno come genitore, educatore, insegnante, fratello o sorella, oppure amico, collega, compagno.
Tuttavia, se è vero che da tutti si può attingere qualcosa di buono per diventare grandi, e soprattutto per imparare ad amare, è altrettanto vero che dobbiamo discernere ciò che ci fa bene e ciò che ci nuoce.
Ci sono infatti relazioni che rischiano di intossicarci come quando mangiamo un cibo avariato. Senza saperlo possiamo essere indotti alla corruzione da coloro che si avvicinano a noi «in veste di pecore e invece sono lupi rapaci» perché ci rubano la gioia, la speranza e la lucidità mentale indispensabile per ragionare con la nostra mente in modo da fare scelte libere e consapevoli.
L’amico sapiente non è colui che ha la risposta pronta per tutto, ma colui che la cerca insieme a te, non è quella persona che crea dipendenza, ma quella che ti fa esercitare nella giusta autonomia. Il vero profeta non ti colpevolizza ma ti permette di aprire gli occhi sugli errori e al tempo stesso ti aiuta ad imparare da essi.
Il falso uomo di Dio è quello che asseconda l’altro per non contrariarlo, accontenta per non deluderlo, seduce per tenerlo legato a sé, dissimula per interesse. Quando in una relazione c’è intimità e schiettezza, conflittualità ma anche complicità, diversità e libertà, allora l’albero è buono perché produce i frutti buoni della pazienza, della fedeltà, della gratuità, della compassione.
In questo passaggio del discorso della montagna Gesù ci mette in guardia dai falsi profeti, ovvero quei profeti dalle apparenze ingannevoli, e ci insegna un trucco efficace per riconoscerli: non guardiamo all’aspetto dei presunti profeti, non basterà a distinguerli dai profeti veri; guardiamo piuttosto ai frutti delle loro profezie.
Un vero profeta, che parla per Dio, pronuncia parole di eternità, parole che ci portano il frutto prelibato di una felicità duratura.
Il primo falso profeta della storia biblica è il serpente, che avvicinandosi a Eva, la convince a cibarsi dell’albero proibito con la falsa promessa di diventare come Dio e conoscere il bene e il male. Proprio come la promessa del serpente ad Eva, le false profezie hanno questa caratteristica comune: promettono una felicità immediata, fondata su un falso bisogno.
Una profezia non si giudica per la sua bellezza ma per le sue conseguenze sulla nostra vita. L’opera tipica della falsa profezia è nascondere quello a cui ci porteranno realmente, farci pensare al godimento di un atto senza farci realizzare a cosa questo porterà.
Pensiamo a quante false profezie ci guidano oggi, mentre corriamo dietro a felicità momentanee e bisogni che non abbiamo realmente.
La nostra vita è indirizzata dalle profezie che abbiamo deciso di accogliere, è fondamentale quindi che impariamo a darci gli strumenti per distinguere i rovi dagli alberi da frutto, e accogliere per le nostre vite le promesse di una felicità piena.