Il seminatore uscì a seminare.
PRIMA LETTURA: 2Sam 7,4-17
Io susciterò un tuo discendente dopo di te e renderò stabile il suo regno.
SALMO: (Sal 88)
La bontà del Signore dura in eterno.
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».
Mc 4,1-20
Ci eravamo abituati a passi brevi, tratti dal vangelo di Marco che è il più breve, il più sintetico sebbene denso e significativo tra i quattro che la Chiesa ha considerato canonici. Oggi la liturgia ci presenza un testo lungo e articolato: una parabola e la sua spiegazione. Una parabola famosa.
Nel vangelo di Marco arriva ora, al capitolo 4, quando Gesù ha già iniziato la sua missione, che è proprio quella di seminare con abbondanza, di gettare il seme della Parola: l’annuncio del Regno di Dio presente ormai in mezzo al suo popolo. Il seme è gettato oltre ogni calcolo, oltre ogni misura umana, ovunque. Un seme che sembra avere tutto il vigore e la forza; infatti germoglia ovunque: un seme buono. Non c’è alcun dubbio sulla qualità del seme.
Invece questo seme che cade ovunque sembra suggerire che nessuno sappia quale sia il terreno buono, quale si rivelerà il luogo adatto a farlo fruttificare in pienezza. Se un terreno non ha la responsabilità di essere come è, la parabola sposta la nostra riflessione sul tipo di accoglienza umana che questo seme riceve. Come ogni parabola anche questa diventa una domanda, esplicita o implicita, per ciascuno di coloro che legge il testo del vangelo. Per questo non sempre le parabole sono chiare, immediatamente comprensibili; non sono solo testi da leggere, ma invito a coinvolgersi in prima persona, a cercare dentro sé stessi, mettendosi in discussione e in movimento.
La parabola è per noi, per questo Gesù dice: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio». Nessuno è escluso, ma il testo suggerisce che ci sono alcuni che «sono fuori», cioè che non entrano nell’ascolto attivo e partecipe della Parola, restano alla lettera della parabola.