Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.

PRIMA LETTURA: At 8,1b-8

Andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola.

SALMO: (Sal 65)

Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Oppure:

Alleluia, alleluia, alleluia.

«In quel tempo, disse Gesù alla folla:

«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.

Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Gv 6,35-40

Oggi, vediamo quanto preoccupano a Dio la nostra fame e la nostra sete. Come potremmo continuare a pensare che Dio sia indifferente di fronte alle nostre sofferenze? Ancora di più, troppo spesso “ci rifiutiamo di credere” all’amore tenero che Dio ha per ciascuno di noi. Occultando sé stesso nell’Eucaristia, Dio dimostra l’incredibile distanza che è disposto a percorrere per soddisfare la nostra sete e la nostra fame.

Perché di quale “sete” e di quale “fame” si tratta? Definitivamente, della fame e della sete della “vita eterna”. La fame e la sete fisiche non sono altro che un pallido riflesso di un profondo desiderio che ogni uomo ha davanti alla vita divina che solamente Cristo può offrirci. “Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 6,39). E cosa dobbiamo fare per ottenere questa vita eterna cosi desiderata? Forse un atto eroico o sovrumano? No! É un qualcosa di molto più semplice, per cui Gesù ci dice: “colui che viene a me, io non lo caccerò fuori” (Gv 6,37). Noi solo dobbiamo accorrere a Lui, andare al Suo incontro.

“Io sono il Pane della Vita”. Il brano in questione ci porta subito in alto, per la prima volta nel Vangelo di Giovanni, proprio in questo versetto, Gesù svela la sua identità: “Io sono”! In questo caso è Lui che si autoproclama. Nel libro dell’Esodo, invece, è Mosè che chiede a Dio di rivelargli il suo nome (Es 3, 14). Gesù, Dio, Figlio di Dio, si dichiara quindi “il Pane della Vita”, perché “il” e non semplicemente “Pane di Vita”? In questo caso l’articolo significa tutta la particolarità di questo pane, ben diverso dall’altro pane, la manna, donato da Dio al suo popolo nel deserto per sfamarlo giorno dopo giorno lungo tutto il cammino verso la terra promessa (Es 16, 4).

Gesù è il Verbo, il Logos di Dio fatto carne, ecco cos’è questo pane! La fame e la sete umana “di senso” è così colmata dalla rivelazione di Gesù, di colui che sa di dove viene e dove va (Gv 8, 14). I versetti 36–40 sono imperniati su due verbi “vedere” e “credere”; al centro viene proclamata la volontà salvifica di Dio (Gv 6, 39). Il Padre chiede al Figlio di “non perdere nulla di quello che Lui gli ha dato, ma di risuscitarlo nell’ultimo giorno”. Dove possiamo “vedere” il Signore? Nel fratello da amare. E se questo amore concreto al fratello penetra nel nostro cuore, ecco che diventa per noi possibile non solo vedere ma anche “credere” alla sua Parola salvifica. La fede è la condizione per partecipare fin d’ora e nella resurrezione finale alla vita eterna, che è la vita divina (Gv 40).