Una parte del seme cadde sul terreno buono e diede frutto.

PRIMA LETTURA: Es 16,1-5.9-15

Io sto per far piovere pane dal cielo per voi.

SALMO (Sal77/78)

Diede loro pane dal cielo. 
Oppure:
Donaci, Signore, il pane del cielo.

“Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».”

Mt 13, 1-9

Oggi Gesù insegna ai suoi discepoli come nasce il regno di Dio sulla nostra terra, in mezzo agli uomini. Nasce attraverso la semina della Parola di Dio nel cuore di tutti. La Parola del Signore va data a tutti, sempre. Nessuno dovrà mai essere escluso dal ricevere questo dono. Infatti il seminatore esce e sparge il suo seme dappertutto: sulla strada, sul terreno sassoso, su quello pieno di spine ed anche su quello buono,

L’universalità è la prima regola cui sempre si dovranno attenere i discepoli di Gesù. Questa universalità è così espressa e ordinata nella missione che essi riceveranno dopo la sua gloriosa risurrezione: “Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»” (Mt 28,16-20).

In Marco questa universalità appare con più evidenza o dettagli: “Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno»” (Mc 16,14-18). Questa regola va osservata sempre, presso ogni uomo.

Altra verità che il missionario del Vangelo dovrà sempre tenere nel cuore è questa: non ogni seme produrrà. Molti non giungeranno a maturazione, alcuni si perdono all’istante, altri dopo poco tempo, altri ancora in via di crescita e di sviluppo, solo un buon quarto del seme giunge a mutazione e produce buoni frutti. La fruttificazione del seme non è però uguale per tutti i semi: chi produce il trenta, chi il sessanta, chi il cento per uno. La diversità del frutto prodotto anche questa è legge del regno.

Gesù conclude questa sua prima parabola con un frase: “Chi ha orecchi, ascolti”, che merita qualche parola di chiarificazione. Deve ascoltare il discepolo di Gesù o il seminatore e deve ascoltare chi il seme riceve. Il discepolo di Gesù deve sempre ricordarsi qual è la via unica perché il regno di Dio sorga tra gli uomini: il dono della Parola del Vangelo, della salvezza, non un’altra. Mai lui dovrà sostituire la Parola di Dio con quella degli uomini o peggio con mille altre strategie pastorali, ma senza alcuna Parola di salvezza. Gli altri devono ascoltare, perché sappiamo che senza la Parola seminata nel cuore e che va portata a maturazione non si è regno di Dio. Un uomo strada, pieno di sassi, pieno di spine che soffocano, non è, mai sarà vero regno di Dio.