Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

PRIMA LETTURA: Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28

Apparvero le dita di una mano d’uomo, che si misero a scrivere.

SALMO ( Dn 3,62-67)

A lui la lode e la gloria nei secoli.

“ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. 
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».”
Lc 21,12-19

 “Avrete occasione di dare testimonianza [martýrion]” (21,13).

I primi cristiani sapevano che la testimonianza della fede poteva condurre anche al martirio. Non sempre questo comportava il dono della vita ma, sempre più frequentemente, anche oggi, significa accettare le derisioni, le incomprensioni e l’emarginazione sociale. A pensarci bene è proprio questa la via percorsa da Gesù.

Il Vangelo ci chiede di non fare nulla per evitare tutto questo ma di restare fedeli anche a costo della vita: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (21,19).

Il vocabolo greco [hupomonē] letteralmente significa restare sotto. Altrove viene tradotto con pazienza e indica una condizione essenziale dell’esperienza di fede (Rm 5,4; Gc 1,4).

Gesù chiede ai discepoli di non fuggire, cercando quei compromessi che alleggeriscono la fede; e di non sottrarsi al peso che talvolta comporta la fedeltà alla Parola di Dio.

Quando ci sono delle calamità e la situazione diventa o appare difficile da gestire, la reazione più istintiva è quella di salvarsi, non importa come. Il Vangelo invita ad assumere un altro stile: vivere fino in fondo la propria responsabilità, affidandoci a Colui che è capace di riempire di gioia i nostri giorni e di donare la vita senza fine.

Viviamo in un tempo in cui tutti fanno a gara ad offrire proposte che rendono più comoda la vita, pensiamo ad esempio alla cucina salutista e a tutte le ricette per custodire la salute fisica. In questa cultura salvare la vita significa semplicemente prolungare i giorni dell’esistenza. È questa mentalità che conduce all’eutanasia. Una vita che si misura con il benessere diventa un inutile fardello quando il benessere viene a mancare.

Tutto questo sembra cosa buona anche ai credenti. In realtà, è un mezzo di distrazione di massa, serve a soffocare quella domanda fondamentale che riguarda il senso stesso del vivere. Oggi chiediamo la grazia di affidarci a Colui che salva e di testimoniare che Lui solo può dare una veste che dura per sempre.