A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.
PRIMA LETTURA Rm 6,12-18
Offrite voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti.
SALMO (Sal 123)
Il nostro aiuto è nel nome del Signore.
“ In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone
di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la
casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il
Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per
tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il
padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo
debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così.
Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e
cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora
che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli
infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito
secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non
conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà
richiesto molto di più».”
Lc 12,39-48
Oggi, con la
lettura di questo frammento del Vangelo, possiamo osservare che ogni persona è
un amministratore: quando si nasce, riceviamo tutti un’eredità genetica e delle
capacità per realizzarci nella vita. Scopriamo che queste potenzialità e la
vita stessa sono un dono di Dio, visto che noi non abbiamo fatto nulla per
meritarle. Sono un regalo personale, unico e intrasferibile ed è ciò che ci
conferisce la nostra personalità. Sono i “talenti” di cui ci parlò Gesù
stesso (cf. Mt 25,15), le qualità che dobbiamo far crescere nel
trascorso della nostra esistenza.
«Nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo» (Lc
12,40), finisce dicendo Gesù nel
primo paragrafo. La nostra speranza è nella vita del Signore Gesù alla fine dei
tempi; però ora qui, anche Gesù si fa presente nella nostra vita, nella
semplicità e nella complessità di ogni momento. È oggi che con la forza del
Signore possiamo vivere nel suo Regno. Sant’ Agostino ce lo ricorda con
le parole del salmo 32,12: «Beata la nazione il cui Dio è il Signore»,
affinché possiamo esserne consapevoli, formando parte di questa nazione.
«Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non
immaginate, viene il Figlio dell’uomo» (Lc 12,40), questa esortazione rappresenta un richiamo alla
fedeltà, la quale mai è subordinata all’egoismo. Abbiamo la responsabilità di
saper “corrispondere” ai beni che abbiamo ricevuto insieme alla
nostra vita, «conoscendo la volontà del padrone» (Lc 12,47), è ciò che
chiamiamo la nostra “coscienza”, ed è ciò che ci fa degnamente responsabili delle
nostre azioni. La risposta generosa da parte nostra verso l’umanità, verso ogni
essere vivente è una cosa doverosa e piena d’amore.