La prima domenica di Avvento propone l’imperativo “Vegliate” dal Vangelo di Matteo. La parola evidenziata e posta all’attenzione degli occhi viene dalla prima lettura tratta dal profeta Isaia:
«Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Is 2,3
Questa è la scena posta in evidenza e cristallizzata dalla prima candela: il monte su cui è posto un rotolo della legge e il sole che sorge immediatamente sopra!
Le tenebre che vengono allontanate dalla presenza stessa della parola/legge sul monte. Parola in grado di illuminare il mondo intero.
INTRODUZIONE
Il Tempo di Avvento ha una duplice caratteristica:
- Da una parte esso è un tempo in cui noi siamo chiamati a metterci in moto, siamo chiamati a camminare, siamo invitati a rispondere all’annuncio profetico: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri” (Is 2,3). Siamo stimolati dalla voce dei nostri compagni di pellegrinaggio a liberare la gioia che l’approssimarci alla meta del nostro viaggio produce: “Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!»” (Sal 122,1).
- D’altra parte, in questo viaggio verso Dio, dobbiamo renderci conto che la forza di attrazione quasi magnetica che il Signore esercita su di noi, suscitando in noi le energie per camminare incontro a lui, è dovuta al fatto che è lui stesso, Dio, che in Gesù sta camminando verso di noi: quando i due movimenti, il nostro verso il Signore, e il suo verso di noi, si incontreranno, allora sarà la fine della storia. Noi non possiamo prevedere quando questo incontro avverrà, ma possiamo stare sempre pronti e vigilanti, come ci invitava a fare Gesù nel Vangelo.
Dobbiamo essere ben desti, ben svegli, come ci sprona S. Paolo: “È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti” (Rm 13,11). Il nostro compito, in questo Tempo di Avvento, è quello di farci trovare in cammino, di non farci sorprendere dal Signore in atteggiamento di stanchezza o di sosta, o, peggio, di disperazione della sua venuta. Egli verrà, ne siamo certi, e questa certezza deve motivare il nostro metterci in moto incontro a lui. Intanto, egli sostiene i nostri passi, nutrendoci di sé nell’Eucaristia, quale pegno della gioia perfetta che sperimenteremo alla fine del nostro pellegrinaggio di fede verso di lui.
LITURGIA DELLA PAROLA
Presero il figlio amato, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
PRIMA LETTURA: Is 2,1-5
Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno.
SALMO (SAL 121)
Andiamo con gioia incontro al Signore.
SECONDA LETTURA: Rm 13,11-14a
La nostra salvezza
è più vicina.
“In quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.
Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano,
prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò
nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse
tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini
saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne
macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte
viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò
anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio
dell’uomo».”
Mt 24,37-44
Con questa prima domenica di Avvento inizia il nuovo cammino spirituale dell’anno liturgico 2019/2020.
L’Avvento, si sa che liturgicamente è un tempo di grazia particolare che il Signore ci dona ogni anno, per prepararci degnamente all’annuale solennità del Natale.
Come tutti i cammini, specialmente quelli spirituali, hanno una meta da raggiungere, non solo nel tempo, ma nel cuore, nella mente e nello spirito.
Nella preghiera iniziale di questa domenica, la colletta, ci rivolgiamo al Signore con queste significative parole del cuore: “O Dio, Padre misericordioso, che per riunire i popoli nel tuo regno hai inviato il tuo Figlio unigenito, maestro di verità e fonte di riconciliazione, risveglia in noi uno spirito vigilante, perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore fino a contemplarti nell’eterna gloria”.
Avvento, quindi, come tempo di attesa, di riconciliazione e perdono, sospinti in questo cammino di conversione dalle parole stesse di Gesù Cristo nella sua prima venuta tra noi.
La venuta di Cristo è l’arrivo del volto misericordioso di Dio Padre che in Gesù Cristo, Verbo Incarnato ci mostra tutta la tenerezza di un Dio che è perdono ed amore.
Gesù stesso nel testo del Vangelo di Matteo di questa domenica che abbiamo ascoltato ci spinge verso una nuova visione della nostra esistenza umana, rammentando quello che accadde ai tempi di Noè, quando le persone erano distratte da altre cose e non pensavano a Dio e al loro vero bene: «Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata».
La vita è anche questo, ma non è solo questo. Da qui la necessità di vigilare, pregare e rinnovarsi nel comportamento individuale e collettivo.
Il Vangelo, infatti, ci
ammonisce: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro
verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora
della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il
Figlio dell’uomo».
Ricordiamoci che ogni domenica, la Parola di Dio viene proclamata nella
comunità cristiana perché il giorno del Signore sia illuminato dalla luce che
promana dal mistero pasquale.
Nella celebrazione eucaristica sembra di assistere a un vero dialogo tra Dio e il suo popolo.
Nella proclamazione delle Letture bibliche, infatti, si ripercorre la storia della nostra salvezza attraverso l’incessante opera di misericordia che viene annunciata. Dio parla ancora oggi con noi come ad amici, si “intrattiene” con noi per donarci la sua compagnia e mostrarci il sentiero della vita.
La sua Parola si fa interprete delle nostre richieste e preoccupazioni e risposta feconda perché possiamo sperimentare concretamente la sua vicinanza.
Questa parola è forte ed incisiva per chi vuole cambiare vita ed è seriamente intenzionato a rompere con il passato di peccato. Ci ammonisce l’Apostolo Paolo: «è ormai tempo di svegliarci dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestiamoci invece del Signore Gesù Cristo».
Tempo di svegliarci dal torpore spirituale, tempo di gettare via le opere del peccato; tempo di agire onestamente, evitando comportamenti deplorevoli da un punto di vista morale: orge, ubriachezze, lussurie, impurità, litigi e gelosie.
Per poter arrivare a questo risultato dobbiamo entrare nella dinamica dell’ascesi dell’Avvento, come ci viene ricordato dalla prima lettura di questa domenica, tratta dal profeta Isaia: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Gesù “sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli”. Ogni vincolo e rapporto con la violenza sarà interrotto, in quanto si spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci. Non ci sarà più la guerra, in quanto una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra, ma l’arte della pace. Desideri ed attese sempre prospettate e mai pienamente realizzate, nonostante che il Figlio di Dio si è fatto carne ed è venuto tra noi per parlare di pace e portare la pace.
Nel frattempo, noi vigilanti ed oranti attendiamo la venuta annuale di Gesù nel Santo Natale.