Fu trasfigurato davanti a loro.

PRIMA LETTURA: Gc 3,1-10

La lingua nessuno la può domare.

SALMO: (Sal 11)

Tu, o Signore, ci proteggerai per sempre.

Oppure:

Poni sulle mie labbra, o Dio, la tua benedizione.

«In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.

Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».

Mc 9,2-13

Il primo brano del capitolo nove del vangelo di Marco ci offre una scena al tempo suggestiva e profonda.

Il Maestro, come suo solito, “chiama” a sé alcuni discepoli. È sempre Gesù il protagonista assoluto; lui che sceglie i discepoli, lui che decide dove portarli e, come si trova nei Vangeli, ne individua alcuni come testimoni di grandi eventi. Tra questi, la trasfigurazione del Nazareno, è molto ricca e stimolante per ogni meditazione. Mentre nelle pericopi precedenti abbiamo letto una difficoltà a riconoscere la Luce del Verbo incarnato come guida unica per intraprendere il cammino verso il Regno, ora ai tre discepoli appare una luce abbagliante. Dall’oscurità o dalla nebbia, improvvisamente l’Emmanuele impone loro una esperienza che potremmo definire quasi un eccesso di luce.

Sono abbagliati, anche ora, pur partecipandone, si limitano alla superficie, a guardare senza vedere cosa significhi quello che accade. Pietro è il portavoce della comunità intera e quindi anche dei tre discepoli presenti. Pietro “non sa cosa dire”: ha ragione. Cosa poteva dire se non manifestare un senso di bellezza? Troppa luce! Chissà quali pensieri potevano attraversare il tre discepoli.

L’apparizione di Elia, che rappresenta i profeti, e di Mosè, che rappresenta la Legge aiutano a comprendere che la persona del Figlio di Dio, nato a Betlemme, è un evento eccezionale ma radicato nella Parola.

Esso si pone in continuità con la storia di salvezza narrata nel Primo Testamento e che, purtroppo, (come si registra nella dura controversia contro i farisei) offuscata se non smarrita da chi ha fatto prevalere la fragilità umana sulla misericordia divina. Uno dei tratti più significativi è l’appellativo che il Galileo attribuisce a sé stesso. “Figlio dell’uomo” è una figura presente nell’Antico Testamento e che rimanda a chi si fa uomo pur essendo Dio.

Troppa luce: sarà lo Spirito Santo che aiuterà la giovane comunità a comprendere il significato delle parole. La terza Persona della Santissima Trinità che ci accompagna nel pellegrinaggio terreno.

Anche la nostra vita di cristiani ha una meta svelata dal Nostro Signore Gesù Cristo: godere eternamente di Dio. Questa meta, però, non è esente da momenti di sacrifici e di croce. Con tutto ciò, dobbiamo ricordare il messaggio vivo del Vangelo di oggi: in questo vicolo che sembrerebbe cieco, qual è frequentemente la vita, per la nostra fedeltà a Dio, vivendo immersi nello spirito delle Beatitudini, si screpolerà il finale tragico, godendo di Dio eternamente.