Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?
PRIMA LETTURA: Col 1,21-23
Dio vi ha riconciliati per presentarvi santi, immacolati.
SALMO (Sal 53)
Dio è il mio aiuto.
“Un sabato Gesù
passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le
spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è
lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi
compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta,
ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non
ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».”
Lc 6,1-5
“Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?” (6,2).
La domanda dei farisei è carica di santo sdegno, violare il Sabato è una delle offese più gravi alla Legge. L’assenza di ogni forma di attività richiamava e imitava il riposo del Creatore (Gen 2,3) ed era un segno identitario che distingueva Israele da tutti gli altri popoli.
Nella versione di Luca, diversamente da Matteo e Marco, la critica non è rivolta solo ai discepoli ma a tutto il gruppo e coinvolge quindi anche il Maestro. Gesù non critica il Sabato ma la rigida interpretazione dei farisei che rischiano di essere più attaccati alla Legge che a Dio stesso. E cita una pagine delle antiche Scritture in cui Davide non osservò scrupolosamente i precetti religiosi per sovvenire ad una necessità più grave.
Il Sabato è il giorno in cui l’uomo rialza la testa per contemplare la bellezza del creato e Colui che lo ha plasmato.
È il giorno in cui rende gloria a Dio per la sua magnificenza ma prende anche coscienza – ogni volta con stupore – di essere stato creato ad immagine di Dio (Gen 1,26) e di aver ricevuto da Lui il potere di governare la terra (Gen 1,28).
È il giorno in cui prega con gli altri fratelli della comunità e, insieme a loro, celebra le meraviglie che Dio compie nella storia quotidiana.
È il giorno in cui dichiara che la libertà responsabile di cui gode – unico tra tutti gli esseri viventi – non è una sua conquista ma un dono di Dio.
Israele non è una massa di schiavi ma un popolo di uomini liberi. Per questo la gloria dell’uomo non offusca quella di Dio. Al contrario, quando l’uomo vive in tutta la sua pienezza, quando esercita il suo potere, solo allora Dio è veramente glorificato.
La teologia che soggiace allo Shabbat è bellissima e dovremmo custodirla con cura.
Oggi preghiamo con il salmo ottavo, quello che inizia e termina con queste parole:
“O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!”.
Dentro questa cornice c’è la storia dell’uomo che Dio stesso ha “coronato di gloria e di onore”.
Donaci, Signore, di riconoscere la nostra piccolezza e di ricercare e ricevere solo la grandezza che viene da Te.