Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!

PRIMA LETTURA:  Is 49,3.5-6

Ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza.

SALMO: (SAL 39)

Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

SECONDA LETTURA: 1 Cor 1,1-3

Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.

“In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».”

Gv 1,29-34

Dopo la conclusione del tempo di Natale, liturgicamente ritorniamo alla normalità, nel senso che il tempo che da Natale ci separa dalla Pasqua, prevede queste settimane intermedie definite del tempo ordinario. Questa che celebriamo è la seconda domenica di questo tempo, in quanto la prima è considerata quella del Battesimo di Gesù, che abbiamo celebrato domenica scorsa.

Ogni tempo liturgico è sempre un continuo appello alla conversione: l’avvento in preparazione al Natale, la Quaresima in preparazione alla Pasqua, il tempo ordinario in preparazione alle grandi solennità. Tutto, insomma, concorre, a fare nostro l’appello che Gesù rivolge sempre ad ognuno di noi, in ogni tempo e in ogni situazione: convertitevi perché il Regno di Dio è vicino.

Su questo tema si incentra la parola di Dio di questa domenica, soprattutto con il Vangelo, che è continuazione con quello del Battesimo del Signore. Anche oggi ci mettiamo in ascolto di quanto dice il Precursore, di cui ci riporta le espressioni precise l’evangelista Giovanni. Infatti “Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.

La missione di Cristo è illustrata con poche e precise parole da primo profeta del Nuovo Testamento. E lo stesso Giovanni Battista si rifà a quanto aveva in precedenza detto ai suoi discepoli, ed erano tanti, mettendo in risalto la figura e la missione di Cristo, rispetto anche alla sua pur lodevole persona e missione: “Dopo di me – ripete Giovanni – viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Quel prima e dopo, avverbi di tempo non indicano solo un prima e dopo temporalmente inteso, ma dicono la sostanza stessa della persona e della missione di Cristo, rispetto a Giovani. Basta fare riferimento al prologo del quarto vangelo in cui si dice che “in principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio”.

Quella parola prima di ogni altra parola, compresa quella del precursore o di ogni altro uomo di questo mondo, non è la parola vera e certa, quella definitiva e che salva. Cristo è l’unica parola definitiva, completa e certa di Dio nei confronti dell’umanità, bisognosa di salvezza.

Perciò il Battista, tiene a precisare circa la missione di Gesù e la sua attività di annunciatore: “Io non lo conoscevo, e la mia missione è stata quella di battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

Poi lo stesso precursore fa riferimento al momento del Battesimo di Gesù, in cui Dio rivela pienamente l’identità di Cristo e la sua missione nel mondo: «Ho contemplato – dice Giovanni Battista – lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. E’ lui che battezza nello Spirito Santo. E’ Lui il Figlio di Dio».

Giovanni Battista non rivendica per se una identità, un ruolo ed una missione che non è propria, ma è esclusivamente del Figlio di Dio, indicato presente in mezzo a noi con parole toccanti e pienamente identificative del salvatore del mondo. In quel Ecce Agnus Dei c’è tutta la sintesi della storia della salvezza, a partire dalla schiavitù dell’Egitto e dal giorno della liberazione, la pasqua ebraica, che viene portata a compimento nella Pasqua di Cristo. Nel capitolo 12, vv.1-14 dell’Esodo è raccontato questo episodio: “Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d’Egitto: “Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. E’ la pasqua del Signore! In quella notte io passerò per il paese d’Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d’Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dei dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne”.

Si parte appunto da questo testo biblico per capire l’espressione detta da Giovanni Battista a Gesù, mentre veniva verso di lui. Infatti, quando venne l’ora di iniziare la sua missione, il Precursore si ritirò nel deserto di Giuda, sulle rive del Giordano, vivendo un regime di vita austera. Dio lo aveva rivestito di tutte quelle grazie che sarebbero state necessarie per essere degno Precursore del Messia. Lo stesso Gesù poi avrebbe affermato: “Fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui (Mt 11,11)”.

Il Battista è il testimone di Cristo che rivela il Padre, suo compito è principalmente quello di preparare il cuore del popolo ad accogliere l’annunzio del Regno di Dio tramite il Messia. Ecco perché Giovanni lancia i suoi appelli alla conversione e alla purificazione in attesa di avere l’infusione della grazia da parte di Dio. D’ora in poi il destino dell’uomo si misurerà sull’unico criterio che soltanto Gesù è il Salvatore inviato dal Padre.

Egli nuovo agnello sacrificale che si offre per noi in riscatto dell’umanità. Giovanni Battista aveva visto lontano, anzi aveva l’esatta percezione di chi era davvero il Cristo. Perciò con poche parole lo indica come l’agnello che toglie i peccati del mondo, al quale egli non è degno neppure di sciogliere i legacci dei suoi sandali.

E’ proprio vero che chi più si umilia davanti a Dio, diventa grande davanti a Lui. A San Giovanni Battista affidiamo questa santa giornata che per tutti possa essere un giorno speciale per riscoprire la centralità di Cristo nella nostra vita e indicare in Cristo la luce vera che illumina il cammino delle genti.

Sul tema della luce che porterà il Messia si struttura il testo della prima lettura di oggi, tratto dal libro del profeta Isaìa, nel quale si legge “«È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra». Il Messia che è luce ed portatore di salvezza su tutta la terra. Ciò che Cristo ha realizzato con la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione.

Sull’esempio di Cristo, l’Apostolo Paolo, nel brano della prima lettera ai Corìnzi ricorda ai cristiani di questa comunità il suo itinerario di fede e di apostolato. Egli “chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio” deve essere di fatto questo messaggero di gioia, carità e pace, nella comunità cristiana di Corinto da lui costituita nella comunione di fede e di amore. Il suo ruolo di guida spirituale della stessa comunità lo esercita con il saluto, l’incoraggiamento e nella necessità anche nella correzione fraterna. Chi vive nella comunione ecclesiale, deve pur saper che tale comunione richiede un cammino di conversione permanente, dal quale nessuno può esimersi.