Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.
PRIMA LETTURA: Sap 12,13.16-19
Dopo i peccati, tu concedi il pentimento.
SALMO: (Sal 85)
Tu sei buono, Signore, e perdoni.
SECONDA LETTURA: Rm 8,26-27
Lo Spirito intercede con gemiti inesprimibili.
«In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No”, rispose, “perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Mt 13,24-43
Il Vangelo di oggi alimenta il nostro cammino di fede con un tris di parabole succulente. Da diverse prospettive e angolature, Gesù presenta il Regno di Dio e la sua missione.
È interessante sottolineare la fantasia e la passione del maestro che crea le parabole con attenzione e delicatezza per parlare del Regno di suo Padre. Il Regno è come… Non esiste una definizione che possa spiegare il Regno, non esiste un’immagine che possa sintetizzare e riassumere cosa intende il maestro quando annuncia che il Regno di Dio è vicino. Le parabole sono indizi, sono lampi di luce che ci aiutano ad intuire cosa aveva nel cuore il maestro. Solo la vita, la vita spesa e donata per costruire il mondo così come lo sogna Gesù, ci può aiutare a vivere adesso, ora, qui nel Regno del Padre. Il Regno non si può spiegare o capire, si può solo vivere.
Le tre parabole ci aiutano ad intuire tre aspetti importanti.
Il grano e la zizzania ci ricordano che il Regno non si rivela condannando i cattivi e premiando i buoni. Giovanni Battista si aspettava una bella pulizia generale. Annunciando il Messia, infatti, disse: “Nella sua mano tiene il ventilabro e pulirà la sua aia, raccogliendo il grano nel granaio e gettando la paglia nel fuoco” (Matteo 3,12). Ma Gesù fa tutto il contrario: non allontana i peccatori, non punta il dito contro chi era etichettato come la zizzania della società. Il maestro non si circonda di perfettini e primi della classe, tra i dodici – lo sappiamo – c’è gente con un passato discutibile e, tra di loro, c’è pure il traditore.
I mietitori impazienti che vogliono sradicare la zizzania, assomigliano a chi vuole comunità di perfetti e gruppi esclusivi di primi della classe, e dimenticano che la chiesa è una comunità di peccatori che hanno fatto esperienza del perdono e della paziente misericordia del Padre.
Il granellino di senape ci ricorda che il Regno si manifesta nella piccolezza. Molti si aspettavano segni prodigiosi e spettacolari, ma il maestro vuole cambiare il nostro sguardo, vuole insegnarci a riconoscere la presenza di Dio lontano dai riflettori e dagli squilli di tromba. Il profeta Ezechiele aveva annunciato la presenza di Dio con l’immagine di un cedro frondoso, ma Gesù sembra non essere d’accordo. Il Regno inizia il suo cammino nella piccolezza di un granellino. Bisogna aguzzare la vista ed essere pronti ad uscire dagli schemi di potere e di forza per scoprire che Dio e il suo Regno sono all’opera. La parabola del lievito è la versione femminile di quella del granellino di senape.
La protagonista è una donna che conosce bene la forza discreta e vigorosa del lievito che si nasconde nella farina. Così è il Regno: nel nascondimento fa fermentare tutto l’impasto. No lo vediamo, non lo sentiamo, ma è presente e lavora nel silenzio.
Il Regno di Dio è vicino. Dio è vicino. Apriamo bene gli occhi, smettiamo di correre e di agitarci. Ascoltiamo, fermi. Lui è lì.