Erano come pecore che non hanno pastore.
PRIMA LETTURA: Ger 23,1-6
Radunerò il resto delle mie pecore, costituirò sopra di esse pastori..
SALMO: (Sal 22)
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
SECONDA LETTURA: Ef 2,13-18
Egli è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola.
«In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose».
Il vangelo di questa XVI domenica del tempo ordinario ci informa sulla missione svolta dagli apostoli e come essi riferiscono al Signore del lavoro portato a termine, non solo a livello concreto, ma anche a livello di insegnamento.
La loro missione si era, infatti, concentrata nel trasmettere la fede e parimenti nell’ operare nel campo della carità e del servizio.
Gesù preso atto del grande lavoro apostolico e missionario svolto dai suoi discepoli, non dice bravi e bene per tutto, oppure mi fa piacere o avete fatto un buono lavoro, né esprime un giudizio di valutazione sul loro operato, dice semplicemente una cosa molto importante: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»
Dopo un intenso lavoro, la necessità di riposare e cercare il silenzio e la solitudine riguarda tutti, anche gli apostoli del vangelo.
Le ferie, le vacanze sono un diritto di tutti, compresi di quelli che in tutto l’anno sono stati impegnati nella pastorale e molte volte anche condizioni disagiate.
Gesù quindi riconosce il diritto al riposo e alla pausa dopo il lavoro anche ai suoi discepoli. D’altra parte il Signore dopo aver lavorato per la creazione in sei giorni, il settimo si riposò, rendendo sacro il giorno del Signore.
Il motivo per giustificare questo momento di pausa e di relax è spiegato nello stesso testo del vangelo di Marco, in quanto, leggiamo in esso che “erano molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare”.
Un via vai di persone con esigenze diverse che gli apostoli accolgono, ma con il rischio di non farcela più, anche se erano abituati a fatiche pesanti e dure, essendo pescatori la maggior parte di loro.
Anche per loro scatta il bisogno di riposare e mangiare, cioè di alimentarsi nelle necessità fisiche che, come ben sappiamo, sorreggono quelle spirituali.
Sempre nel testo del vangelo leggiamo come in realtà la gente nonostante la fatica e la stanchezza di Gesù e degli Apostoli comunque vanno alla ricerca di loro.
Ci sembra di vedere in queste immagini le scene di tante persone che aspettano ore e giornate per avere una visita di un dottore o per essere operati e poi magari per la stanchezza dei medici viene rimandato il tutto a tempo indeterminato, come è successo purtroppo in questo anno di pandemia. Per dare priorità ai malati di covid sono stati trascurarti i malati di altre malattie, per il giustificato rischio di contrarre il virus e con esso rischiare la vita per questa ulteriore e più tecnica motivazione.
Ritornando alle scene del vangelo di oggi ci rifacciamo a quello che Gesù e gli apostoli fanno insieme.
Vista l’urgenza del riposo il gruppo prese una barca e si diresse verso un luogo deserto, in disparte.
Che successe a quel punto? Anche allora c’era chi osservava e seguiva i movimenti di Gesù e degli Apostoli; per cui molti li videro partire e capirono dove erano diretti e li anticiparono all’approdo, li aspettarono dove sapevano che sarebbero arrivati.
Infatti, Marco dice che “da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero”. Gesù non aveva assolutamente presa in considerazione questa eventualità e davanti allo spettacolo, allo scenario bellissimo di tanta gente in cerca della sua persona, della sua parola e dei suoi miracoli, cosa fece?
Insieme a tutto il gruppo scese dalla barca e vedendo una grande folla, ne ebbe compassione, nel senso che si commosse e si immedesimò nelle loro condizioni, e fece notare come esse erano persone senza guide e sostegno.
Già nell’Antico Testamento il Signore mette in guardia da quei pastori che trascurano il gregge.
Nella prima lettura di questa XVI domenica del tempo ordinario è fatto risaltare proprio questo dal profeta Geremia, che quale portavoce di Dio, ammonisce: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere”.
Castighi e punizioni per questi pastori che hanno disperso il gregge e lo hanno fatto perire.
Di fronte allo scempio compiuto da simili pastori menefreghisti, il Signore afferma che radunerà Lui stesso il resto delle sue pecore da tutte le regioni dove le aveva scacciate e le farà tornare ai loro pascoli.
Queste pecore saranno feconde e si moltiplicheranno, per dire che crescerà il numero di quanti si aggregheranno al gregge.
Su queste nuove realtà ecclesiali, il Signore costituirà sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una.
In poche parole, arriveranno pastori più zelanti, coraggiosi e meno concentrati su sé stessi e più centrati sul gregge da curare e far progredire.
Su tutto questo progetto di recupero ecclesiale o del popolo santo di Dio emerge la figura del salvatore, indicato qui come un germoglio giusto per Davide, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.
La prefigurazione del futuro messia è qui anticipata nei minimi dettagli. Infatti nel tempo in cui il Messia sarà presente in Giuda, questo sarà salvato e Israele vivrà tranquillo. Questo nuovo pastore e messia avrà anche un nome ben preciso ed indicativo della sua missione e vocazione: lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia».
E Cristo, nella pienezza dei tempi verrà proprio a portare a compimento la salvezza attraverso la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto.
Ce lo rammenta l’Apostolo Paolo nel brano della lettera gli Efesini di questo giorno: “In Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo”.
Il mistero centrale della nostra fede, quello della morte e risurrezione di Cristo è qui riportato al centro della riflessione biblica e teologica di San Paolo.
L’apostolo delle Genti sottolinea in questo testo Cristologico e soteriologico che Gesù è la nostra pace, colui che di due popoli ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Inoltre con la Pasqua di Cristo è stata abolita quella Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in sé stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia.
Infine, viene anche precisata la missione di Cristo su questa terra: “Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito”. Cristo centro di unità, di rappacificazione, di superamento di barriere e divisioni, punto essenziale per ridare unità ed armonia a tutto il genere umano.
Da Gesù crocifisso e risorto per la nostra salvezza, tutti dobbiamo imparare ad essere generosi nel servizio alla Chiesa, nei confronti dell’umanità e in particolare per quei fratelli che si trovano in necessità, compresi quelli privati di una sana formazione culturale e religiosa.
L’ignoranza non può essere assunta come criterio di liberazione, ma di oppressione. Conoscere e sapere aiuta a crescere e ad essere persone libere e sapienti. Non a caso Gesù ha detto di imparare da lui che è mite ed umile di cuore.
E chi è mite ed umile impara per sé stesso e diventa anche maestro di sani insegnamenti agli altri, perché l’umiltà fa crescere nella sapienza del cielo, la superbia allontana dalla vera conoscenza del sapere vero e del bene.