Amate i vostri nemici.
PRIMA LETTURA : Lv 19,1-2.17-18
Ama il tuo prossimo come te stesso.
SALMO: (SAL 102)
Il Signore è buono e grande nell’amore.
SECONDA LETTURA: 1 Cor 3,16-23
Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di
Dio.
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi
dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia
destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e
toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad
accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi
desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma
io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,
affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo
sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno
così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che
cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate
perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».”
Mt 5,38-48
Oggi si prosegue il discorso di
Gesù sul monte delle beatitudini, nel regno che Gesù è venuto a
inaugurare, il
credente è chiamato a manifestare una qualità d’amore che è incompatibile con
qualunque forma di violenza. Per questo la proibizione di Gesù non si limita
alla violenza fisica, ma si estende a quella verbale, morale e religiosa.
“Chiunque si adira con il proprio fratello…”
In una comunità dove, con la scelta delle beatitudini, ognuno è chiamato a
essere il responsabile della felicità dell’altro, la riconciliazione con i
fratelli è pratica abituale che precede e condiziona il rapporto con il
Signore. Occorre disinnescare sul nascere la collera prima che questa degeneri,
l’ira uccide l’amore, degenera nel litigio e sfocia nella rottura con l’altro.
Gesù avvisa che chi esclude l’altro dalla propria vita, esclude se stesso dal
regno di Dio.
Questo ci deve far riflettere, noi a volte siamo molto superficiali e pensiamo
di poter creare dei muri nel rapporto con qualcuno e mantenere i rapporti con
Dio, mentre Gesù è venuto a dirci che questo è incompatibile.
Oggi il vangelo ci propone un tema di grande attualità: quello della giustizia
e della violenza come risposta a un torto subito. Quale persona non ha un
sopruso piccolo o grande da rivendicare?
Proprio mettendo in contrasto l’amore evangelico con la fame di vendetta che
c’è nel mondo, il discorso di Gesù indica la strada che devono percorrere i
cristiani, l’esempio che devono offrire i discepoli di Gesù con la loro vita.
Una delle antitesi più note, presente nel brano evangelico, è quella conosciuta
con il detto “porgere l’altra guancia”.
“Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Io invece
vi dico di non resistere al male; anzi se uno ti colpisce alla guancia destra,
porgigli la sinistra”.
Gesù si collega all’antica legge del taglione, che tendeva a limitare la
vendetta, che purtroppo ancora oggi tende ad essere illimitata.
Cerchiamo di capire cosa ci vuole dire Gesù, dicendo di porgere l’altra
guancia.
Studi fatti sull’aggressività degli animali, dicono che quando un animale sta
per essere vinto nella lotta con un altro, prima di essere ucciso si corica e
offre alla vista dell’avversario le sue parti più deboli, l’altro allora si
allontana senza più fargli del male.
Il Signore ci consiglia forse di imitare l’istinto degli animali per salvarci
la pelle? Oppure di usare la tattica del muro di gomma al fine di evitare la
spirale della violenza?
C’è qualcosa di più in queste parole?
“Amate i vostri nemici…perché siate figli del vostro Padre
celeste”.
Porgere l’altra guancia non è quindi una reazione all’autodifesa, bensì l’atto
più squisitamente umano che possa esistere: è offrirsi al nemico per contenere
la sua negatività, è farsi amico del persecutore per impedire alla sua
distruttività di rovinarlo. Così ha fatto Gesù durante la sua passione, davanti
a Pilato o ai giudei.
Così si comporta Gesù attraverso i suoi discepoli d’oggi, che accolgono e
compatiscono senza giudicare.
“Essere perfetti com’è perfetto il Padre nostro celeste” consiste nel
guardare l’altro andando oltre la sua reazione negativa, per leggervi una
chiamata, un bisogno, una sofferenza.
E’ più facile, più immediato controbattere all’offesa, ma in fin dei conti è
più conveniente comportarci da figli del Padre celeste.
Rispondere con disprezzo o arroganza a un insulto allarga la distanza,
l’incomunicabilità, mentre darsi il tempo di elaborare il bisogno di
controbattere a tono permette di giungere a “porgere l’altra
guancia”, cioè di concedere all’altro di vuotare il sacco senza sentirsi
giudicato.
La paura ci fa reagire ma, dice Giovanni nella sua prima lettera, “l’amore
perfetto scaccia il timore”. Il violento ha paura e si imbatte in un’altra
paura, cresce la sua angoscia, la quale si traduce in brutalità sempre più
distruttiva e dunque sempre più generatrice d’angoscia.
Accogliere l’altro così com’è, contenerlo con la comprensione, è esporsi ai
suoi colpi, ma per rivelargli di quale amore è avvolto, per farlo rientrare
nella dinamica del non giudizio, così da abbandonare lentamente ogni difesa e
scoprire la bellezza della relazione liberata dalla paura.
Amici, quello che ci indica Gesù non è facile ma porta alla serenità,
fermiamoci un attimo prima di reagire e chiediamogli aiuto perché anche noi
diventiamo come lui capaci ad amare i nemici e riuscire a vedere nell’altro che
ci fa del male una persona che sta male e ha paura.