Pentitosi andò. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.

PRIMA LETTURA: Sir 50, 1.3-7

Francesco come sole sfolgorante rifulse nel tempio di Dio.

SALMO: (Sal 15)

Tu sei, Signore, mia parte di eredità.

SECONDA LETTURA: Gal 6,14-18

Il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. 

SEQUENZA:

Prodigi nuovi di santità, 
degni di lode, apparvero, 
stupendi e per noi propizi, 
affidati a Francesco.

Agli iscritti al nuovo gregge 
è data una nuova legge, 
si rinnovano i decreti del Re, 
ritrasmessi da Francesco.

Un nuovo ordine, una nuova vita, 
sconosciuti al mondo, sorgono; 
la regola emanata ripropone
il ritorno al Vangelo.

Conforme ai consigli del Cristo, 
è dettata la regola;
la norma data ricalca 
la vita degli Apostoli.

Corda rude, veste dura 
cinge e copre senza cura; 
il cibo si dà in parsimonia, 
son gettati i calzari.

Povertà soltanto cerca, 
niente vuole di terrestre; 
quaggiù Francesco tutto calpesta:
rifiuta il denaro.

Cerca luoghi solitari, 
ove sfogarsi in pianto; 
geme per il tempo prezioso 
sciupato nel secolo.

In un antro della Verna 
piange, prega, prostrato a terra, 
finché l’anima è irradiata 
di celeste arcana luce.

Là, protetto dalle rupi, 
è immerso nell’estasi;
il Serafico alla terra 
preferisce il cielo.

E’ trattato con rigore, 
il corpo si trasfigura; 
nutrìto della parola di Dio, 
rifiuta ciò che è terreno.

Dall’alto, un Serafino alato 
gli appare: è il grande Re; 
sbigottisce il Padre, 
atterrito dalla visione.
Nelle membra di Francesco, 
tutto assorto in orazione,
imprime il Serafino 
i segni del Crocifisso.

E’ suggello al sacro corpo:
piagato mani e piedi, 
il lato destro è trafitto, 
si irrora di sangue.

Si parlano ; gli son rivelati 
i segreti celesti;
il Santo li comprende 
in sublime estasi.

Ecco chiodi misteriosi, 
fuori neri e dentro splendidi; 
punge il dolore, acute 
straziano le punte.

Non c’è opera di uomo 
sulle piagate membra; 
non i chiodi, non le piaghe 
impresse la natura

    * * *
Per le piaghe che hai portato, 
con le quali hai trionfato 
sulla carne e sul nemico 
con inclita vittoria,

O Francesco, tu difendici 
fra le cose che ci avversano, 
per poter godere il premio 
nell’eterna gloria.

Padre santo e pietoso, 
il tuo popolo devoto 
con la schiera dei tuoi figli, 
ottenga il premio eterno.

Tutti quelli che ti seguono, 
siano un giorno uniti in cielo ai beati comprensori 
nella luce della gloria.

Amen.





« In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Mt 11,25-30

Le letture bibliche nelle feste dei santi tendono a descriverci nel modo più semplice ed efficace le loro precipue virtù e la specifica spiritualità di cui si sono dotati in vita per arrivare dritti a Dio, vivendo in modo eroico.

Ecco San Paolo che si gloria della croce di Cristo e si vede crocifisso al mondo e distaccato da esso: Francesco ha lo stesso vanto perché egli ha avuto il privilegio di portare nel suo cuore e nel suo corpo in modo visibile le stìgmate del Signore, proprio come era accaduto all’Apostolo e ha abbandonato tutte le umane sicurezze per essere tutto ed esclusivamente di Cristo nel gaudio di una completa povertà.

Hanno capito entrambi il fascino della croce e hanno imparato a gioire con Cristo nella sofferenza. Il versetto al Salmo responsoriale “Tu sei, Signore, mia parte di eredità” ci ricorda la scelta eroica e decisiva di Francesco, che lascia ogni ricchezza e sposa madonna povertà; si libera dei pesi del mondo per essere tutto e solo di Dio, l’unico vero bene. La preghiera di Gesù al Vangelo vuole ricordarci che le verità divine non appartengono ai dotti e ai sapienti di questo mondo, ma ai puri e ai semplici che sono illuminati dallo Spirito Santo.

I famosi “fioretti” di San Francesco sono la testimonianza più evidente dell’alto grado di comunione che il santo aveva raggiunto con il suo Dio, con il prossimo e con la natura che ne è lo specchio. Francesco è il cantore di Dio, cantore della sua grazia, delle bellezze del creato perché ha raggiunto la vera libertà interiore e ha saputo librarsi con tutta la sua vita verso l’Alto. Ha lascito un solco fecondo dove i fiori della semplicità, della bontà e della purezza fioriscono sempre nuovi ed incantano per il loro splendore. Oggi la Chiesa e l’Italia festeggiano San Francesco d’Assisi quale suo patrono. La liturgia si esprime nel famoso passo di Matteo in cui si mette in evidenza la gioia e il sentito ringraziamento di Gesù al Padre per aver rivelato ai semplici il Loro mistero, la Loro intimità.

Il ringraziamento di Gesù ha come punto di riferimento il rigetto della sua parola da parte degli scribi e dei farisei, i dotti dell’epoca. Il mistero del Regno non è accessibile infatti per questo genere di sapienza umana.

La gratitudine in questo caso concreto significa accettazione del progetto di Dio da parte dei semplici. Ad essi viene partecipata la conoscenza che c’è fra il Padre e il Figlio: “nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo vuole rivelare”.

Questi tali sono coloro che si presentano a Dio con la coscienza della loro povertà. Questa è la vita eterna: “Conoscere te e colui che hai mandato”. Il fine della missione del Figlio è aprire ai fratelli e condividere con loro il suo tesoro, la sua vita di Figlio del Padre. La nostra salvezza è diventare ciò che siamo: figli. Francesco d’Assisi ha risposto a questa chiamata. Si è fatto piccolo, umile e povero, contento di Dio solo.

Ha scoperto che il Vangelo vissuto senza sconti rende creature nuove, persone risorte e fortemente gioiose, partecipi della vera umanità del Figlio di Dio. È dal Vangelo che ha attinto il valore della pace e della fratellanza universale, l’impegno a unire piuttosto che a dividere, ad ammansire il lupo che fa strage in ogni luogo, la proposta a sentirsi servitori, e ‘frati’ al di là di ogni divisione e discriminazione.

In Francesco questa umanità redenta, forgiata dalle esigenze e dalla tenerezza dell’amore per Dio e per gli altri, è diventata visibile nei segni della crocifissione, “porto nel corpo quello che manca alla passione del mio Signore”. Questa è l’umanità che Francesco propone, allora…, ma forse specie proprio oggi. Seguiamo il suo esempio e la sua testimonianza.