Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.
PRIMA LETTURA: 1 Re 19,16b.19-21
Eliseo si alzò e seguì Elìa.
SALMO (SAL 15)
Sei tu, Signore, l’unico mio bene.
SECONDA LETTURA: Gal 5,1.13-18
Siete stati
chiamati alla libertà.
“Mentre stavano
compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma
decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a
sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per
preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente
in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni
dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li
consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro
villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu
vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo
i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare
prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i
loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da
quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e
poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».”
Lc 9,51-62
Il Vangelo di questa XIII Domenica del tempo ordinario ci pone di fronte la risposta alla chiamata di Dio e vocazione ricevuta dal Signore, per strade e percorsi diversi, alla quale tutti dobbiamo dare una risposta, non dilazionabile nel tempo. Uscire fuori da schemi mentali di vendetta, odio e quanto altro che è in opposizione ad una visione pacifica dell’esistenza, ci viene suggerito ed indicato nel testo di oggi. Per cambiare opinione ed atteggiamenti ci vuole del tempo e soprattutto una vera conversione della mente. Sull’invito che Cristo rivolge ad ognuno ci si po’ certamente riflettere per un po’, anche per molto tempo, ma alla fine un si o un no chiaro e preciso va detto a lui per sempre, senza tentennamenti con scelte coraggiose, decise e definitive.
Rileggendo, infatti, il brano del Vangelo, oggi, alla luce della precarietà e della labilità delle nostre tante decisioni, ci convinciamo, sempre di più, che le scelte fatte, all’inizio di un cammino della nostra specifica vocazione stato di vita, hanno subito cambiamenti continui e, a volte, sono state del tutto abbandonate e non vissute. Quanti nei vari stati di vita che si registrano quotidianamente, nonostante le promesse, i voti, gli impegni assunti davanti alla propria coscienza, a Dio, alla Chiesa, alla società? Quanti impegni a tutti i livelli nella comunità cristiana, civile ed umana, passati da un’esaltazione iniziale all’indifferenza totale.
In questo brano del Vangelo di
Luca, Gesù vuole da noi, più coraggio, più creatività e più energie spirituali.
Il modello di questo coraggio non è solo Lui, che è morto sulla croce per noi,
ma anche tutti coloro che sul suo esempio, non hanno avuto paura di affrontare
la dura battaglia dell’esistenza, come Pietro e Paolo, che abbiamo ricordato ieri.
Lui, nostro Signore, è andato spedito per la strada, anche se la sua strada ha
richiesto di salire il calvario e di morire sulla croce per l’umanità. Ci
ricorda l’evangelista che “mentre stavano compiendosi i giorni in cui
sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in
cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé”. Chiaro
riferimento all’imminente passione e morte in croce, Gesù manda alcuni suoi
discepoli avanti per preparare il suo ingresso a Gerusalemme. Infatti, “questi
si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli
l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino
verso Gerusalemme”. Gesù è quindi rifiutato, perché la sua meta è
altrove, cioè è la croce, la redenzione, non il parcheggiarsi in un villaggio
per restare ad attendere eventi, che solo lui potrà portare a termine e a
compimento. Cosa successe allora: “Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e
Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li
consumi?». La ritorsione e la vendetta degli apostoli con la
maledizione di tutti gli abitanti del villaggio. Gesù cosa fece allora di
fronte a questo comportamento irritato ed irritante dei suoi discepoli? “Si
voltò e li rimproverò”. Non bisogna mai pretendere le cose. Se vieni
accettato ti fermi, altrimenti vai altrove. E così fecero tutti insieme.
Infatti “si misero in cammino verso un altro villaggio”.
E’ in questo cammino verso la
meta finale succedono alcune cose registrate dall’evangelista Luca: “Mentre
camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada».
Bella promessa e bel impegno con le parole, alle quali Gesù risponde con una
costatazione di fatto circa la sua persona, senza promettere nulla a chi lo
vuole seguire, senza farlo illudere. E infatti, Gesù gli rispose: «Le
volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio
dell’uomo non ha dove posare il capo». L’assoluta povertà del Figlio di
Dio è il modello della sequela.
Poi succede che Gesù incontra un altro uomo e al quale chiede di seguirlo, lo
invita ad aderire al suo gruppo. Costui rispose: «Signore, permettimi di andare
prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano
i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Forte invito a
non lasciarsi condizionare da ciò che è finito, per non avere il coraggio di
cominciare. Seppellire, atto di pietà, significava anche chiudere con la vita,
non avere stimoli, lasciarsi prendere dalla malinconia, dalla morte del cuore e
dalla solitudine. Gesù vuole persone vive intorno a se e alla sua sequela.
Una terza persona disse a Gesù: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Anche qui si evidenzia un attaccamento agli affetti umani, che ostacolano la piena sequela di Cristo. Al che Gesù rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». Possiamo capire che il cammino intrapreso non ammette ripensamenti e il tornare indietro, ma l’andare avanti con forza e coraggio, come Cristo ci ha insegnato.
L’esempio è Lui e noi dobbiamo ispirarci a Lui in tutte le nostre scelte. Non possiamo dire come i chiamati del vangelo di oggi: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre»; oppure “Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia”.
Apparentemente sono legittime richieste umane, quelle che sono evidenziate nel testo del Vangelo, ma in realtà esse nascondono l’incapacità dell’uomo di rispondere immediatamente a Dio, che chiama all’amore totale e al distacco da ogni bene materiale o affetto umano.
Questo nostro limite è comprensibile se valutiamo la nostra esistenza nell’orizzonte del tempo e delle cose che ci legano ad esso; ma se abbiamo gli occhi e la mente orientati all’eterno, sappiamo essere capaci di scelte totali e radicali per amore di Cristo e della Chiesa.
Come è difficile seguire gli
altri, mettersi sulla scia di chi ci precede e vuole condurci verso mete
importanti.
Seguire Gesù è molto più difficile di quanto si creda e si afferma, in quanto
la sua sequela non ammette condizionamenti, richiede una totale risposta di
amore e di impegni, non attende, ma deve trovare risposta subito. Ci vuole, in
poche parole coraggio. E questo coraggio pochi ce l’hanno. Troppi motivi di
ordine umano e materiale possono distrarre il pensiero dell’uomo da Dio.
Nella recente esortazione apostolica di Papa Francesco sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, dal titolo “GAUDETE ED EXULTATE”, il Santo Padre scrive: «Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente». Tutti siamo chiamati ad essere testimoni, però esistono molte forme esistenziali di testimonianza. Quello che conta è che ciascun credente discerna la propria strada e faccia emergere il meglio di sé, quanto di così personale Dio ha posto in lui (cfr 1 Cor 12,7) e non che si esaurisca cercando di imitare qualcosa che non è stato pensato per lui.
Discernere la strada che porta al cielo, questo è l’invito che ci rivolge il Signore in questa pagina del Vangelo sulla quale è bene riflettere, per non attardarci in risposte di carattere spirituale e religiose che investono la nostra vita e che hanno attinenza anche con la vita degli altri.
Il Papa, infatti, cita alcuni esempi di questi uomini e donne coraggiosi della classe media, come vengono definiti, senza particolari doni o condizioni di vita favorevoli allo sviluppo della santità, come può essere un papa, un vescovo, un sacerdote, un religioso: “Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio”. E di questi santi della porta accanto ne incontriamo tanti, solo ci riesce difficile riconoscerli, perché siamo distratti e prese da tante altre cose che non fanno intercettare la santità nel cuore degli umili, dei semplici, dei generosi, dei tanti martiri silenziosi dei nostri giorni.
Un esempio di questa santità della porta accanto è il profeta Eliseo, scelto da Dio quale profeta, che si mette a servizio di Elia e segue ogni indicazione che gli detta il maestro. Eliseo era figlio di Safat, arava i campi ed aveva dodici paia di buoi, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elìa. In questo caso gli fu concesso di andare a salutare il padre e la madre. Cosa che fece subito. Ma la sua momentanea assenza fu anche per un altro motivo quello di preparare da mangiare al popolo, Infatti, allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Un atto di carità, un gesto d’amore e di generosità che va sicuramente apprezzato ed inquadrato nel cammino di profezia che iniziava Eliseo. Appena fatto tutto questo si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio. Questi due profeti, santi, sono esempio di mettersi al servizio della parola, lasciando ogni cosa ed ogni legittimo e naturale affetto.
Tutto questo è possibile realizzarlo se siamo davvero uomini liberi e persone libere nella mente e nei sentimenti, come ci ricorda l’apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di questa domenica, tratto dalla lettera ai Gàlati: “Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù… Chi vive di Cristo e in Cristo è persona libera. “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà”. Tuttavia, l’apostolo precisa subito che tipo di libertà di cui godiamo, che non è libertinaggio. Infatti, ci ricorda “che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne”. La libertà è amare con il cuore di Cristo. Infatti, mediante l’amore si deve essere a servizio gli uni degli altri”. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Non sono ammessi contrasti, odio e conflitti. Avverte l’apostolo: “Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!”. I conflitti portano alla distruzione di tutto e di tutti, come abbiamo spesso sperimentato nella nostra vita. L’odio non costruisce, distrugge. E’ l’amore che per se stesso costruisce cattedrali non nel deserto ma nel cuore della gente, nella città di Dio e degli uomini veri. Da qui l’invito e il monito che l’Apostolo rivolge ai Galati e a noi: “Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge”.
Accogliamo questo invito e lasciamoci guidare dallo Spirito che ci indirizza sulla strada di Cristo e della salvezza della nostra anima.