Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.
PRIMA LETTURA: 2 Sam 5,1-3
Unsero Davide re d’Israele.
SALMO (SAL 121)
Andremo con gioia alla casa del Signore.
SECONDA LETTURA: Col 1,12-20
Ci ha trasferiti
nel regno del Figlio del suo amore.
“In quel tempo,
[dopo che ebbero crocifisso Gesù,]
il popolo stava a vedere; i capi invece
deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo
di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e
dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era
anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva
te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun
timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché
riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha
fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose:
«In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».”
Lc 23,35-43
E’ questa l’ultima
domenica dell’anno liturgico 2018-2019, la XXXIV del tempo ordinario (Ciclo C)
e come tale è una domenica di sintesi del cammino fatto e di riflessione sulla
solennità odierna di Cristo Re dell’universo.
Nel brano del Vangelo, la regalità di Cristo è incentrata sul Golgota e nella
Passione e Morte del Signore.
L’evangelista Luca nel racconto della passione di Cristo, si concentra proprio
sulla sua regalità, riportando non solo le espressioni della gente che era
presente sul Golgota, ma anche su quella sintetica iscrizione fissata sul capo
del condannato, in cui la motivazione era indicata nella sentenza: «Costui
è il re dei Giudei».
Una regalità che diventa misericordia, perdono e riconciliazione per tutti, in
quanto Gesù morto in croce, non è solo l’innocente per eccellenza, ma è il
Figlio di Dio che si dona al Padre, in riscatto di tutti i nostri peccati e
quelli del mondo intero. Ecco perché l’evangelista Luca, continua il suo
racconto della morte in croce di Gesù con il dialogo che intercorre tra i due
malfattori, crocifissi insieme a Gesù sul Golgota. Uno lo insultava, l’altro
gli chiedeva misericordia e perdono.
Al primo Gesù non replica, non risponde, gli concede il tempo necessario per la
conversione, per il ripensamento e per il pentimento, essendo, ormai, alla fine
della sua problematica esistenza, fatta di devianza nel comportamento.
All’altro, a colui che si è pentito, Gesù risponde con la tenerezza del cuore
di un Dio misericordioso, che proprio mentre sta per morire dice parole
consolanti per quanti credono nell’eternità e nella misericordia infinita di
Dio: «In
verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
La regalità di Cristo consiste nell’assicurare a ciascuno di noi un
posto nel suo regno, Un regno non di questa terra, ma quello del cielo.
Per la conquista di questo regno, già su questa terra, bisogna lottare e
soffrire, come hanno fatto tanti martiri della storia del cristianesimo. Avendo
lo sguardo fisso in Gesù, che “sacrificando se stesso immacolata
vittima di pace sull’altare della Croce, operò il mistero dell’umana redenzione“,
noi possiamo camminare verso la gioia eterna di questo Regno di Cristo, in
poche parole verso il paradiso, al quale tutti aspiriamo di giungere, dopo aver
contribuito ad estendere il suo regno quaggiù, che Gesù stesso è venuto ad
instaurare ed inaugurare, nel quale si affermi la giustizia, la pace, la
carità, la verità, l’amore, la vita, la grazia, la santità.
Si tratta di camminare nella valle di lacrime, portando gioia e speranza, amore
e carità, come abbiamo fatto nel corso di questo anno liturgico, riflettendo
sulla parola di Dio e soprattutto mettendola in pratica.
E’ un cammino di amore quello che facciamo con la celebrazione e lo svolgimento
dell’anno liturgico, che è una vera miniera di grazia e benedizione per quanti
vogliono seriamente pensare alla salvezza della propria anima, che, poi, è la
cosa più importante della nostra vita, rispetto a quanti si affaticano per
conquistare altri beni, che non hanno valenza davanti al Re dei cieli.
La figura di Cristo
Re è anticipata da quella di Re Davide nell’Antico Testamento di cui ci parla
la prima lettura di questa domenica, tratta dal secondi libro di Samuele, nel
quale è raccontato il momento in cui Davide viene consacrato Re con la prassi dell’unzione,
affidando a lui la guida di Israele. Davide prefigura di Cristo certamente non
fu come Cristo, Lui un Re umano e sanguinario, Cristo un Re che ha versato il
sangue per l’umanità e ha salvati tutti con la sua morte in croce. L’identità
di Cristo, vero re, vittorioso e glorioso è tracciata dal brano della lettera
di San Paolo apostolo ai Colossési, seconda lettura di oggi. “Egli
è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui
furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle
invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state
create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e
tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è
principio,, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad
avere il primato su tutte le cose”.
Identificato il Cristo nella sua natura è poi messa in evidenza la sua
missione: È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti
nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la
pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le
cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno
sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.
Il sangue della croce di Cristo, la sua passione e morte sono l’opera mirabile
dell’amore di Dio per noi. E con tutta la chiesa che oggi celebra questa festa
di un Re speciale ed unico, servo per amore.