Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
PRIMA LETTURA: Sap 11,22 – 12,2
Hai compassione di tutti, perché ami tutte le cose che esistono.
SALMO (SAL 144)
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
SECONDA LETTURA: 2 Ts 1,11 – 2,2
Sia glorificato il
nome di Cristo in voi, e voi in lui.
In quel tempo, Gesù
entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di
nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma
non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora
corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva
passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi
subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse
pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un
peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò
che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte
tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli
è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare
ciò che era perduto».”
Lc 19,1-10
In questa XXXI domenica del tempo ordinario, la parola di Dio ci viene in aiuto per capire il vero senso della vita e come vivere in questo mondo, avendo lo sguardo fisso nell’eternità. Nessuno è eterno su questa terra e tutti un giorno lasceremo per sempre questo mondo e per chi crede lo lasceremo la certezza che risorgeremo per sempre, anche nel nostro corpo mortale, alla seconda e definitiva venuta di Cristo sulla terra. Il mistero della morte e della risurrezione di Cristo ci è motivo di guardare la vita oltre la vita e di attendere, vigilanti ed oranti, la venuta del Signore a livello personale e che ha attinenza con la nostra morte corporale.
La prima lettura di oggi, tratta dal libro della Sapienza ci fa capire la pochezza del tempo e della storia dell’universo che ad essa ha assegnato lo stesso creatore: “Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra”.
Come dire che è davvero poca cosa di fronte alla grandezza e all’onnipotenza di Dio. Lo sguardo del creatore si posa poi sulla condizione delle creature umane e nel testo della sapienza è detto che Dio ha compassione di tutti, perché tutto può. Egli chiude gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Ecco il vero volto di Dio che è misericordia ed aspetta fino all’ultimo istante della vita che ognuno di noi si converta e viva. Il Signore, infatti, ama tutte le cose che esistono e non prova disgusto per nessuna delle cose che ha creato. Tutte sono accette a Lui, alle quali Egli ha dato e continua a darla, in quanto le ha posto in essere, per cui le protegge e le difende. Infatti se Dio avesse odiato qualcosa, non l’avrebbe neppure formata. E se le ha posto in essere è perché le ama e le difende in ogni momento della storia dell’universo. A ben riflettere come potrebbe sussistere una cosa, se Dio non l’avesse voluta? Come potrebbe conservarsi ciò che da Lui non fu chiamato all’esistenza? Niente potrebbe sussistere per se e vivere senza chi le ha dato la vita. Ecco perché Dio è indulgente con tutte le cose, perché sono sue, essendo il Dio della vita e non della morte, in quanto in esse c’è lo spirito incorruttibile. Proprio perché l’uomo ha l’anima immortale, Dio corregge a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisce ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano nel Signore e si salvino per l’eternità.
Strettamente collegato al tema della prima lettura il Vangelo di Luca che riporta il brano relativo alla conversione di Zaccheo, che era il capo dei pubblicani e come tale un ricco benestante. Luca ci descrive questa bellissima storia di conversione, durante il viaggio verso Gerusalemme che Gesù stava compiendo, attraversando Gerico. Qui incontra Zaccheo, che era piccolo di statura. Costui cercava di vedere chi fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla.
Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchéo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchéo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Il cambiamento del cuore e della vita è arrivato per quest’uomo, una volta che ha incontrato Cristo e lo ha seguito. Infatti Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo”.
Significativo per tutti noi è il monito finale del Vangelo di oggi. Gesù si rivolge direttamente a quanti lo stavano ad ascoltare e lo contestavano, perché era entrato nella casa di un peccatore e dice parole che dovrebbero cambiare il modo di pensare di tanti cristiani e persone di buona volontà, facili a criticare e ostici nel cambiare vita: “Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Il trittico dei testi sacri di questa domenica si completa con la seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési, nella quale il grande convertito al cristianesimo, ricorda che prega continuamente per i cristiani di Tessalonica. E lo fa allo scopo che Dio li renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della loro fede. Il tutto inquadrato in una visione di lode e di ringraziamento al Signore Gesù Cristo. L’apostolo poi accenna alla seconda definitiva del Signor e al riguardo dice di non lasciarsi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche suo scritto, quasi che il giorno del Signore sia già presente. Con queste parole rilegge nella categoria della giusta attesa del Signore il futuro che sta davanti a noi. Nessun discorso apocalittico o millenaristico per incutere il terrore e la paura tra la gente, ma semplicemente un appello alla vigilanza in vista della salvezza finale. Infatti, la salvezza eterna di noi stessi e degli altri deve essere al centro e nel cuore della preghiera della Chiesa, soprattutto in questo mese dedicato ai fedeli defunti e che noi possiamo rivolgere al Signore con le stesse parole della colletta di oggi: “O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo”.